L’assessore regionale alla Salute: «Controlliamo allevamenti con 250 capi di bestiame o più. Da indicazioni ministeriali basterebbero quelli da 800 a salire»
UMBRIA – «Per tutelare al massimo la salute pubblica rispetto alla cosiddetta emergenza Fipronil in Umbria verranno controllati tutti gli allevamenti di pollame con più di 250 animali e non soltanto quelli con 800 capi, come indicato dal Ministero della Salute». La notizia, insomma, potrebbe essere riassunta così: meglio abbondare con la sicurezza. A dirlo, con le parole su riportate, è l’assessore regionale alla Salute, Luca Barberini, a margine del vertice che si è svolto lunedì 4 settembre con tecnici della Regione, delle Usl Umbria 1 e 2 e dell’istituto Zooprofilattico Umbria-Marche. Presenti anche rappresentanti dei Nas di Perugia. Obiettivo: fare il punto della situazione sulla vicenda delle uova contaminate e stabilire come proseguire e rafforzare i controlli.
«Nel corso dell’incontro – spiega Barberini – è emerso che sono 30 gli allevamenti da monitorare, contro i 24 indicati al livello ministeriale. Ad oggi sono stati 21 quelli ispezionati e 12 quelli di cui sono già noti gli esiti, di cui 10 negativi e 2 positivi. Entro il 15 settembre verranno controllati tutti, analizzando gli animali allevati a terra, in gabbia o all’aperto. Non verrà ricercata soltanto l’eventuale presenza di Fipronil ma anche dell’Amitraz, un altro insetticida segnalato come pericoloso per l’uomo dal Ministero della Salute. Si tratta di una sostanza ammessa in vari settori zootecnici, ma non in quello avicolo. In caso di positività a una delle due sostanze o a entrambe, verranno analizzati anche i mangimi utilizzati per nutrire il pollame».
«Al momento – prosegue l’assessore – la situazione è sotto controllo, tutte le uova positive al Fipronil sono state avviate alla distruzione, mentre proseguono le indagini per scoprire l’origine della contaminazione. Tutti gli animali presenti negli allevamenti risultati non a norma sono sotto sequestro, in attesa di capire quale potrà essere il loro destino. Le strade ipotizzate al momento sono due: la distruzione di tutti i capi o la cosiddetta muta, che prevede un lungo periodo di disintossicazione degli animali contaminati prima di consentire che tornino a produrre uova».