Tre decessi nel periodo considerato. L’associazione: «Riconducibili ai vaccini antinfluenzali, di cui però non è stata provata la correlazione»
PERUGIA – Tra il 2014 e il 30 settembre 2017, in Umbria sono state raccolte 70 segnalazioni di reazioni avverse ai vaccini. È quanto afferma oggi il Codacons Umbria, che in una nota raccoglie i dati forniti, riferisce l’associazione dei consumatori, direttamente dalla Regione.
Stando a quanto comunicato dal Codacons, «la Regione Umbria ha ricevuto 70 segnalazioni di reazioni avverse ai vaccini tra il 2014 e il 30 settembre 2017, di queste la metà sono definite “reazioni gravi”, e 3 decessi nel periodo considerato (riconducibili ai vaccini antinfluenzali, di cui però non è stata provata la correlazione)». Nello specifico, i numeri diffusi dall’associazione di consumatori parlano di «13 segnalazioni nel 2014 di cui 2 decessi, 19 segnalazioni nel 2015 di cui 1 decesso, 18 segnalazioni nel 2016, 20 segnalazioni nel 2017 (fino al 30 settembre)».
I dati sarebbero pervenuti al Codancos soltanto ora. Ma la richiesta alle Regioni di ottenere «copia delle comunicazioni inviate dalle stesse all’Aifa (Agenzia italiana del farmaco, ndr) in merito alle reazioni avverse alle vaccinazioni sul territorio di competenza» è stata inviata formalmente «ai sensi della legge 241/90» nello scorso mese di maggio. Spiega l’associazione: «In un primo momento ciascuna regione ha negato l’accesso a tali numeri, affermando che Aifa avrebbe provveduto alla pubblicazione dei dati» del solo 2017 entro il mese di giugno, mentre per quelli degli anni precedenti «si richiamavano i rapporti post marketing Aifa già pubblicati».
Risposta che non convinse l’associazione, e che portò quindi a una nuova diffida «grazie alla quale ora alcune regioni, tra cui l’Umbria, hanno ceduto, fornendo al Codacons i dati richiesti». La nota conclude: «Una recente inchiesta della trasmissione Report sul vaccino HPV aveva svelato che i dati aggregati pubblicati dall’Aifa non appaiono esaustivi e, come già rilevato, non sempre corrispondono a quelli segnalati dalle regioni. Per tale motivo il Codacons investirà della questione la magistratura, inviando alla Procura di Roma i dati forniti dalle regioni e chiedendo di accertare se i numeri forniti dall’Aifa siano corretti o sottostimati»