Le opposizioni invece puntano il dito sulla ricostruzione. Liberati (M5s): «Diamo un tetto agli sfollati e aiutiamo gli imprenditori». Ricci (Rp): «Ritardi, troppa burocrazia e poche risorse subito spendibili»
PERUGIA – «Collaborazione, coesione e ripartenza attraverso l’identità della nostra regione. Su questo l’Umbria è chiamata a misurarsi come Istituzione, come comunità sociale, ma anche come sistema economico». Così la presidente dell’assemblea legislativa dell’Umbria, Donatella Porzi, nel giorno in cui si ricorda il primo anniversario del terremoto del 30 ottobre 2016. Una scossa che squassò il cuore stesso della nostra identità, sgretolando monumenti come la Basilica di San Benedetto di Norcia».
Norcia, l’urlo della terra: un anno fa la scossa, oggi il ricordo (gallery)
«Il sistema Umbria – assicura la presidente Porzi – è schierato in prima linea per la rinascita di un territorio ferito dal sisma, ma che, come dimostra la storia, è abituato a ripartire, rimboccandosi le maniche con tenacia. Per questo, nonostante qualche problematica che potrà emergere, gli abitanti della Valnerina non sono soli, così come non lo è stata l’Umbria nella fase dell’immediata emergenza. L’auspicio che voglio esprimere è che, sulla ricostruzione post terremoto, si possano mettere al bando le divisioni e i contrasti e che si possa lavorare tutti insieme con un unico obiettivo».«Proprio come il terremoto distrusse pezzi della nostra identità – aggiunge la presidente Porzi – per ripartire dobbiamo tenere presenti, come esempio, due storie simbolo, che hanno dimostrato come poter costruire il futuro partendo proprio da quegli elementi che costituiscono l’essenza stessa dell’Umbria: è il caso dei ragazzi di Norsiglia, che hanno creato profumi e saponi con i fiori di Castelluccio, o di Benedetta Coccia che oggi compie 25 anni e ha deciso di aprire un’azienda agricola per produrre e vendere le lenticchie di Castelluccio».
Le opposizioni
Nel primo anniversario del sisma è intervenuto anche il capogruppo regionale del Movimento 5 stelle, Andrea Liberati, rimarcando tre priorità: «Un tetto agli sfollati, più sicurezza per gli edifici, aiuti e contributo di autonoma sistemazione anche agli imprenditori in crisi». Secondo Liberati, «sarebbe facile abbandonarsi a un’analisi polemica, ma non sarebbe giusto: oggi è il momento di tenere a mente ancora una volta le vittime di Amatrice, Arquata e Accumoli. I tanti feriti. E i troppi morti dentro, depressi. Sfiniti».
Claudio Ricci (Ricci presidente), annunciando la sua presenza nei luoghi colpiti dal sisma, punta invece il dito «sui tanti ritardi riscontrati nella fase post sisma». E nel ricordare i numeri degli edifici danneggiati («circa 15mila»), degli sfollati («oltre 6mila 500»), delle casette di legno consegnate («il 25 per cento del totale»), i «soli 19 progetti autorizzati fra ricostruzione ‘leggera’ e ‘pesante’», Ricci rimarca «i ritardi, la troppa burocrazia e le poche ‘risorse certe’ subito spendibili. Per il Centro Italia – spiega – servono 23 miliardi di euro più altri 4-5 miliardi per i danni indiretti».