A Perugia, professionisti e associazioni hanno incontrato i pazienti che hanno voluto raccontare le proprie storie
PERUGIA – Al centro i pazienti. Che hanno affrontano una patologia in costante e progressivo aumento, che ha forti ricadute anche dal punto di vista cardiovascolare. Al centro i pazienti, quindi. Soprattutto oggi, giornata mondiale del diabete, che professionisti e associazioni del perugino hanno deciso di celebrare nella sala convegni Ugo Mercati dell’ospedale Santa Maria della Misericordia, proprio ascoltando le storie di quanti il diabete lo vivono ogni giorno sulla propria pelle e nel proprio sangue.
Tra questi, Irene. Giovane mamma perugina cui era stato diagnosticato un diabete gestazionale, una patologie transitoria, gestita dall’equipe multidisciplinare del servizio di diabetologia in gravidanza diretto dalla dottoressa Elisabetta Torlone. «Ho eseguito lo screening del diabete in gravidanza perché in famiglia ci sono dei casi di diabete di tipo 2 – ha ricordato la giovane mamma -. La dieta da sola non è bastata a controllare la glicemia e così ho avuto bisogno di terapia insulinica, sospesa al momento del parto». Irene aveva con sé Francesca, il suo gioiello di cinque mesi di vita, nata in perfette condizioni di salute. «Francesca, come tutti i bambini nati da mamme con diabete gestazionale e pregestazionale, è stata sottoposta a controlli specifici, quali l’ecografia cerebrale, cardiaca e renale- dice la Dott.ssa Stefania Troiani, direttore della struttura complessa di Neonatologia- . Ogni anno nel nostro ospedale sono circa duecento i neonatii da mamme con diabete; entrambi vengono seguiti con protocolli specifici, con risultati eccellenti in virtù di una attività multidisciplinare».
Durante l’incontro è stato realizzato anche un collegamento telefonico con Monica Priore, giovane donna con diabete di tipo 1 protagonista di grandi imprese sportive nel nuoto, da anni in cura nella struttura di Endocrinologia e Diabetologia, diretta dal professor Geremia Bolli: «Ho Perugia nel cuore – ha detto Monica -, ci torno sempre molto volentieri e non solo per mettere a punto la terapia; mi sto riprendendo dall’intervento chirurgico eseguito anche questo a Perugia, e a dicembre tornerò a gareggiare. Prometto che dedicherò la mia performance ai medici perugini». Una testimonianza anche da David Panichi, atleta e presidente di Bici cuore e diabete: «L’attività fisica mi permette di ridurre la terapia insulinica e la tecnologia mi permette di affrontare anche 200 km in bicicletta senza rischio di ipoglicemia».
Al microfono ha parlato anche Serena, 27 anni, anche lei di Perugia, affetta da diabete di tipo 1 dall’età di 11 anni, e ora al sesto mese di gravidanza. «Mi ritengo fortunata ad essere nata in questa epoca in cui la ricerca ha sviluppato nuovi farmaci e tecnologie che rendono possibile la gestione del diabete, anche in gravidanza, una volta non era così, per una donna con diabete la gravidanza era fortemente a rischio». Serena era stata seguita fino all’età di 18 anni dal centro di riferimento regionale di diabetologia pediatrica coordinato dalla dottoressa Maria Giulia Berioli: «Il nostro compito è quello di far crescere bene i bambini con diabete e affidarli al servizio di Diabetologia dell’adulto». Sulla necessita di non abbassare la guardia in età pediatrica e soprattutto nelle popolazioni migranti con elevato rischio di obesità, si è soffermata la prof.ssa Susanna Esposito, direttore della struttura complessa di Pediatria: «È necessario lavorare, anche con il contributo delle scuole, sugli stili di vita dei nostri ragazzi, oggi anche nei di diabetologia pediatrica abbiamo pazienti con obesità e diabete di tipo 2, una volta appannaggio solo dell’età adulta».