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«In Umbria il lavoro è poco ed è sempre più precario»

Presentato il rapporto sull’economia regionale Ires Cgil. Bravi: «Qui il dubbio è sulla ripresa stessa». Sgalla: «Creare occupazione di qualità»

PERUGIA – «Alcune luci» e «diverse ombre», soprattutto sul fronte occupazionale. Il sindacato riassume così i dati raccolti nel rapporto Ires Cgil sull’economia regionale. E va oltre: «Non solo dobbiamo parlare di jobless recovery, qui il dubbio è sulla ripresa stessa», le parole del presidente dell’Ires Cgil Umbria, Mario Bravi. Che spiega: «Dopo il rimbalzo del 2015 (+1,9%), nel 2016, al contrario di quanto ritenuto finora, il Pil dell’Umbria è tornato a calare di nuovo (-0,6%), in controtendenza con quanto accaduto a livello nazionale e di Centro Italia».

Le previsioni per il 2017 dell’Istituto di ricerche economiche e sociali della Cgil – il rapporto è stato curato dai ricercatori Marco Batazzi (Ires Toscana) e Lorenzo Testa (Ires Umbria) – sono però positive, e ipotizzano un Pil regionale in crescita (+1,4%) al termine dell’anno. A trainare l’economia attualmente non sarebbero i consumi, con il commercio al dettaglio che resta negativo, ma soprattutto le esportazioni, a loro volta trascinate dalla siderurgia, che da sola pesa per il 14% del totale.

Stando a quanto riferito da Ires Cgil, i dati sull’occupazione descriverebbero un «decadimento della qualità dei rapporti di lavoro». Perché nel 2015 il 39,2% dei nuovi contratti era a tempo indeterminato, nel 2017, contro una media nazionale del 24%, il appena il 19,8%. «Più in generale, le difficoltà del mercato del lavoro umbro sono confermate dalla diminuzione tendenziale del tasso di occupazione, che, riducendosi di 0,4 punti percentuali rispetto al secondo trimestre 2016, si attesta al 62,5%. Anche il numero di occupati cala dello 0,8% (-2.962 unità) e si attesta sulle 352.503 unità. Una dinamica dovuta al crollo del 6,8% degli autonomi (-6.468 unità), solo parzialmente compensato dall’aumento dell’1,3% degli occupati dipendenti (+3.506)».

«Qui non si tratta di uno scontro tra pessimisti e ottimisti – ha dichiarato il segretario generale della Cgil Umbria, Vincenzo Sgalla -, tra gufi e teorici del bicchiere mezzo pieno. Qui c’è la necessità di comprendere la profondità degli effetti della crisi sulla nostra regione e agire di conseguenza. Da questo punto di vista, la volontà annunciata dalla presidente Marini di avviare un confronto con le forze sociali sul modello di sviluppo dell’Umbria è da cogliere positivamente, purché non si tratti di forma, ma di sostanza. E la sostanza è creare occupazione di qualità in Umbria»

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