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Lavoro che non c’è, Cgil e Ires: «A Perugia persi 7mila posti in 9 anni»

Lavoro (foto di archivio)

Il dato emerge dall’approfondimento di Istat sui Sistemi Locali del Lavoro. Solo la fascia appenninica è andata peggio

PERUGIA – Il tema è quello del lavoro: se ne trova sempre meno, e quando si trova è sempre più precario. La crisi in l’Umbria è diffusa, dicono Ires e Cgil: «Lo abbiamo sottolineato più volte (-15,7% di Pil negli anni della crisi, -43% di investimenti pubblici e privati, oltre 14mila i posti di lavoro bruciati)». «Ma questa situazione, che dura ormai da 10 anni e che è sempre più arduo definire solo come “crisi”, non si manifesta dappertutto allo stesso modo», spiegano in un comunicato, introducendo i dati relativi Sistema locale del lavoro di Perugia.

I dati sono frutto di approfondimento Istat sui Sistemi Locali del Lavoro umbri, spiegano Cgil e Ires. «Dati che confermano il dramma della fascia appenninica incentrata sui sistemi locali di Gubbio e Gualdo Tadino che perdono l’8% degli occupati dal 2008 ad oggi, ma che svelano anche, immediatamente dopo, la situazione pesantemente negativa di Perugia, che perde nello stesso periodo il 7% degli occupati».Nel capoluogo – il Sistema locale del lavoro di Perugia si compone di 9 comuni: Perugia, Corciano, Magione, Passignano, Tuoro, Torgiano, Deruta, Marsciano e San Venanzo – i numeri raccontano una situazione occupazionale drammatica.  E per scenario attuale: «Il territorio complessivo corrisponde a 1.193 kmq, la popolazione residente è di 243.259 unità (oltre i 15 anni 213.400), gli occupati sono 103mila, i disoccupati 10.800, gli inattivi 98.600, il tasso di disoccupazione è al 9,4%». E per trend: «Nel confronto 2008-2016: in questi 9 anni gli occupati sono passati dai 110.804 del 2008 ai 103.915 del 2016, con una perdita complessiva di 6.889 posti di lavoro, pari ad oltre il 7%.»

Concludono Cgil e Ires: «È un dato pesantissimo, tenendo conto anche del fatto che nel corso di questo 2017 la situazione non è sicuramente migliorata. Lo testimoniano le tante vertenze aperte e il fatto (come dice l’Inps) che 4/5 delle assunzioni effettuate quest’anno sono caratterizzate da estrema precarietà e sono “lavoro povero”. Questi dati dovrebbero far riflettere tutti, anche quella parte della politica perugina ed umbra che non sembra essersi accorta della situazione pesantissima che abbiamo di fronte. Rendersi conto della realtà per cercare di cambiarla: questo dovrebbe essere l’imperativo categorico a Perugia e in Umbria».

Terni (foto Settonce, riproduzione riservata)

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