La magistratura contabile riprende l’Amministrazione sul bilancio. E palazzo dei Priori per risanare pensa di vendere Minimetrò. L’assessore alla Spending review, Calabrese: «Ereditato disavanzo di 35 milioni»
PERUGIA – Trenta pagine. Tante parole e un passaggio fondamentale: «Questa Sezione non può non evidenziare la grave situazione finanziaria in cui versa l’Ente, soprattutto per ciò che concerne lo squilibrio di cassa». La Sezione è quella regionale di controllo della Corte dei conti, redattrice del documento (datato 17 novembre) con cui i revisori hanno passato ai raggi X il bilancio del Comune di Perugia. Dalle lastre, dalla deliberazione già discussa in consiglio comunale, esce un’immagine tutt’altro che incoraggiante per il paziente.
Nello specifico, la magistratura contabile accerta «lo squilibrio di cassa, evidenziato dal ricorso all’anticipazione di tesoreria non restituita al termine degli esercizi 2014, 2015 e 2016 e dall’utilizzo di fondi vincolati non ricostituiti al termine dei medesimi esercizi», poi «la criticità relativa alla capacità di riscossione in conto residui delle entrate proprie», quindi «l’utilizzo di entrate straordinarie per la realizzazione degli equilibri di parte corrente», «le criticità relative ai contratti derivati» e, tanto per restare su temi di attualità, «le perdite della società partecipata Sase Spa».
Messi assieme, i punti fissati dai revisori dicono due cose. Che il Comune non riesce a incassare, a riscuotere quanto gli spetta in maniera adeguata. E che di contro, e un po’ proprio per questo, per poter spendere deve fare costante ricorso alle anticipazioni di tesoreria: in parte per restituire quella precedente, in parte per avere liquidità sufficiente all’esercizio ordinario delle proprie funzioni. A partire dal 2014, scrive la Sezione regionale di controllo della Corte dei conti, il Comune ha «un fondo cassa pari a zero».
«Secondo l’Ente lo squilibrio di cassa trova la sua giustificazione nel disavanzo tecnico emerso con il rendiconto 2014», si legge nella deliberazione. Per i revisori invece «tale affermazione non è corretta e, al più, il disavanzo tecnico, derivante dall’accantonamento al Fondo crediti dubbia esigibilità, dà evidenza contabile di una situazione sostanziale che si protraeva da anni». «Una condotta prudenziale – scrivono ancora – avrebbe dovuto spingere l’Ente a vincolare una parte del risultato di amministrazione, mediante creazione di fondo svalutazione crediti già a decorrere dagli esercizi finanziari anteriori al 2014».
E se l’assessore alla Speding review del Comune, Francesco Calabrese, commenta così l’intera vicenda, concludendo con un laconico quanto esplicito «Non c’è spazio per speculazioni politiche di modesto profilo», a rendere noti gli interventi che il Comune pensa di attuare per fare fronte all’emergenza è la stessa Sezione regionale di controllo. Che individua in 60 giorni a partire «dalla comunicazione della delibera di accertamento» il termine entro il quale l’amministrazione dovrà presentare «provvedimenti idonei a rimuovere le irregolarità» in modo che la magistratura contabile possa verificare «se gli stessi siano idonei a rimuovere le criticità e a regolarizzare gli equilibri di bilancio».
La risposta del Comune
«Le direttrici sulle quali si muoverà il Comune di Perugia saranno pertanto di due tipi», riferiscono i revisori. «La prima, consistente nell’attivazione di misure straordinarie per generare flussi di cassa in grado di azzerare l’anticipazione di tesoreria; la seconda consistente nella attivazione di misure e di politiche di bilancio strutturali, in grado di normalizzare le esigenze di liquidità».
Gli interventi da attuare per il perseguimento degli obiettivi preposti sono numerosi. Tra i principali, palazzo dei Priori individua la dismissione di immobili «non funzionali rispetto alle attività istituzionali dell’Ente» del valore complessivo di 10 milioni di euro per un incasso previsto di 5, la «dismissione delle quote detenute nella Società Minimetrò Spa (pari al 70 per cento)» per un valore stimato di circa 4 milioni di euro, e la «trasformazione del diritto di superficie in diritto di proprietà sui terreni nei quali sono stati realizzati immobili di edilizia residenziale pubblica» per un incasso stimato di circa 2 milioni.
Poi c’è la Tari. Il Comune, scrivono ancora i revisori, fa sapere che «adotterà un regolamento comunale, con efficacia dal 10 gennaio 2018, che permetterà di applicare uno strumento di natura straordinaria con il duplice effetto di agevolare il pagamento della tassa sui rifiuti non pagata dai contribuenti che hanno ricevuto la notifica di apposito avviso di accertamento, attraverso la cancellazione delle sanzioni, e di ridurre il carico dei residui attivi conservati nel conto del bilancio». Quest’azione interesserebbe «un valore di circa 57 milioni di euro e prudenzialmente potrebbe generare flussi di cassa, nel periodo 2018-2019, di circa 15 milioni di euro».