Paparelli: «Reati sentinella». Presentato in Commissione il report sulla criminalità in Umbria. I dati per provincia: Terni meglio di Perugia
PERUGIA – In generale, meno denunce quindi (forse) meno reati connessi alla criminalità organizzata. In particolare, invece, alcune fattispecie sono in aumento: estorsione, usura, riciclaggio e ricettazione. «Reati sentinella» talvolta commessi «da singoli o piccoli gruppi», comunque buoni a «capire di più sul grado di infiltrazione della criminalità organizzata» sul territorio regionale.
A dirlo, il vicepresidente della Giunta regionale, Fabio Paparelli, ascoltato per un report sulla criminalità in Umbria dalla Commissione di analisi e studi su criminalità organizzata, infiltrazioni mafiose, tossicodipendenze, sicurezza e qualità della vita, presieduta da Giacomo Leonelli. È stata proprio la Regione a commissionare la raccolta dei dati, relativi al decennio 2007-2016 e raccolti, in collaborazione con prefetture e forze dell’ordine, dalla facoltà di giurisprudenza dell’università di Perugia.
Stando alle sole denunce: dai 37.896 illeciti del 2007 si è passati ai 31.970 del 2016. Seimila in meno o giù di lì. «Pur nella complessiva diminuzione dei reati, ve ne sono alcuni che invece hanno fatto registrare dei picchi verso l’alto: truffe e frodi, specie di carattere informatico, sono in aumento con l’incremento costante dell’utilizzo della rete», chiarisce Paparelli. Poi ci sono estorsione, usura, riciclaggio e ricettazione. Reati che preoccupano. Ma i numeri, fa capire il vicepresidente, vanno presi con le pinze.
Perché «sono piccoli», intanto. Nel senso che spesso si ragiona nell’ordine di poche unità, non sufficienti a fare statistica quindi. Poi per le peculiarità dei reati presi in esame. L’usura, ad esempio, che «spesso si verifica per rapporto di conoscenza o di contiguità fra la vittima e il reo» e che per questo è «difficilmente misurabile con le denunce». O il riciclaggio, in cui la vittima «non è facilmente identificabile» e «la persona che accetta denaro» può essere in una «condizione di complicità» oppure di «inconsapevolezza». La ricettazione, invece, è più facilmente tracciabile «attraverso le denunce per furto e i ritrovamenti di beni sottratti grazie all’attività investigativa delle forze dell’ordine».
I numeri? Paparelli ne fornisce diversi. Le denunce per estorsione sono passate da 65 nel 2010 a 179 nel 2016 con un incremento del 175 per cento. Il fenomeno della ricettazione è aumentato del 23 per cento. Quello del riciclaggio è calato. Mentre l’usura è sì cresciuta del 267 per cento, ma i numeri, si diceva, sono piccoli, si è passati dai 3 reati del 2010 agli 11 del 2016. A tal proposito, spiega ancora Paparelli, «servirebbero degli indicatori più adeguati per comprendere meglio il fenomeno». Tipo: indagare sui tassi di chiusura e riapertura degli esercizi pubblici e commerciali, sulle compravendite di determinati territori, e via dicendo.
Per quanto riguarda la distribuzione dei reati fra le due province, è Perugia a registrare, suo malgrado, gli incrementi maggiori. Nel capoluogo le estorsioni segnano un +209 per cento, la ricettazione un +37 per cento, e se il riciclaggio è sui livelli di Terni, le denunce per usura si registrano invece quasi solo a Perugia (10 delle 11 totali). Il presidente della Commissione, Giacomo Leonelli, ha chiesto ulteriori dati al vicepresidente dell’esecutivo regionale, per osservare in maniera ancor più dettagliata e segnatamente in riferimento alle città con più di 10mila abitanti l’eventuale incremento dei reati che preoccupano maggiormente: «La crescita dei reati di natura finanziaria sulla provincia di Perugia è preoccupante, cercheremo nei prossimi giorni di capire ancora di più, sulla base dei dati di dettaglio, dove si è verificato un incremento su reati come l’estorsione, che accendono una spia di preoccupazione sul territorio».