VISTI DA VITTORIA di VITTORIA EPICOCO | Di Caprio e Pitt in Once Upon A Time in… Hollywood. Fotografia e colonna sonora stellari, il resto divide, ma al box office non ce n’è per nessuno
di Vittoria Epicoco
Il nono film di Quentin Tarantino, Once Upon A Time in… Hollywood, si apre al pubblico con un cast stellare e di spessore che non delude certamente le aspettative dei più appassionati.
A partire da Leonardo Di Caprio nelle vesti di un Rick Dalton che interpreta ogni scena di un film western come se fosse l’ultima (e lo fa divinamente), passando per un “posato” Cliff Booth alias Brad Pitt ed una spensierata Margot Robbie nei panni dell’amatissima Sharon Tate, fino alla più – apparentemente – insignificante comparsa di Al Pacino (in splendida forma tra le altre cose) ed al cameo di Steve McQueen.
Hollywood, anni Sessanta.
Rick Dalton è un attore western in declino, che si fa scarrozzare dal suo amico/lacchè, nonché controfigura Cliff Booth e che scopre di essere il vicino di casa del regista più in voga all’epoca, Roman Polansky; e da quel momento in avanti la sua speranza sarà quella di poter far parte di uno dei suoi film.
Tutto qua? vi chiederete. Ovviamente no; il regista non manca di apporre il suo personale marchio di fabbrica al film. La pellicola infatti, in perfetto stile tarantiniano, non esula dal reinventarsi qualcosa di completamente fuori dalle righe.
Ma ciò che fa questo film, oltre al cast – o parte di esso – di cui sopra, è anche e soprattutto la fotografia. La fotografia è impeccabile, Tarantino riproduce a regola d’arte una Hollywood anni Sessanta luminosa e sfarzosa come egli stesso la ricorda. Toni prevalentemente caldi e aranciati, ovviamente retrò.
E trattandosi di Tarantino (furbo lui, lui sa) ci dà il colpo di grazia scegliendo una colonna sonora naturalmente composta dai più bei pezzi che siano mai stati scritti, cantati o suonati, nel panorama musicale mondiale.
Tutto è riportato con una semplicità estrema, l’esempio più lampante è il dietro le quinte iniziale con Dalton e Both, il film nel film, che ci spiegano in modo puntuale e chiaro i propri ruoli.
Niente giri di parole o virtuosismi.
E questa è una linea che viene seguita per tutto il film, perfino per presentare gli hippie che Tarantino quasi esaspera a “fuori di testa”.
Infine, Quentin voleva a tutti i costi (e si vede, anche proprio dal titolo che richiama un più nostalgico C’era una volta in…) inserire delle citazioni che nelle circostanze reali avevano il proprio senso e che qui, almeno per chi non riesce ad apprezzare l’arte di Tarantino, sembrano lasciate a casaccio ma che a casaccio assolutamente non sono.
E perciò prende un senso anche la veloce strigliata di Al Pacino e l’ancora più veloce cameo di Steve McQueen, cameo appunto…
Complessivamente il film è un po’ lento, anche spesso privo di dialoghi, ma come ogni artista che si rispetti, anche Quentin si è guadagnato la sua buona dose di genio incompreso, ma comunque amato.
E forse questo film non è stato realizzato per essere amato per la propria sceneggiatura, e sicuramente non è stato realizzato per essere amato da tutti, non si può, non sarebbe possibile.
E comunque, al box office, Quentin se la comanda!
Il teaser trailer:


