Cessione dell’Ast di Terni, arriva il progetto “Acciaio Italia”, Arvedi insieme a un grande Fondo e a un player internazionale che non parla cinese

POLE POLITIK | I rumors raccontano di una cordata con protagonisti anche ternani pronta a chiudere l’acquisto prima dell’estate. Privato e pubblico insieme per un progetto di grande respiro per far tornare Terni protagonista. Con una donna ai vertici

di Marco Brunacci

TERNI – Il progetto si chiama “Acciaio Italia”. E’ una svolta per l’Ast di Terni ma anche per un pezzo di industria italiana. Le trattative hanno avuto una improvvisa accelerazione causa Covid. Tyssenkrupp vuole vendere. Il progetto, al quale stanno lavorando da diversi mesi, tessendo une rete per la valorizzazione e il rilancio dell’Acciaierie anche protagonisti ternani,  dovrebbe chiudersi entro l’estate, per partire, in maniera operativa, da settembre.

E settembre era il mese nel quale doveva arrivare a compimento la trattativa non fosse stato il Covid a sparigliare tutte le carte e a terremotare i conti delle imprese e minare la stabilità dell’economia mondiale.Da quel che si sa ascoltando i rumors, per realizzare “Acciaio Italia” si è mobilitata una grande banca del nord, tra Lombardia e Piemonte, che sta mettendo in fila tutte le criticità e i punti di forza dell’impianto ternano, per capire da dove si può ripartire per questo grande viaggio, immaginato fin nei particolari.

nuova società dovrebbe – condizionale d’obbligo – essere divisa in tre parti. L’idea è che torneranno a lavorare insieme, in un settore strategico  a livello nazionale e comunque delicatissimo anche se non sempre remunerativo come l’acciaio, privato e pubblico, in una joint venture che mette insieme il desiderio di rilancio industriale di un Paese con la professionalità di chi ha esperienza consolidata nel settore. Dicevamo tre parti. I rumors (affidabili?) dicono: un Fondo, che sarà la base finanziaria dell’investimento, decisiva per affrontare il rischio, quindi un soggetto industriale italiano con una grande tradizione nel settore (in questo momento dicono sia in vantaggio il gruppo Arvedi su Marcegaglia, anche se è fitto il riserbo), e un grande player internazionale che, per dare almeno una indicazione presa dalle voci raccolte, non parla cinese.

La tela che è stata tessuta anche a Terni si è finora tenuta lontana mille miglia dalla politica e dal sindacato, per mantenere una lucida visione industriale. Ovviamente adesso si presenta a tutti i soggetti, ma già con le carte in regola. Il Covid ha cambiato i numeri, tutti i numeri del mondo, quindi anche quelli iniziali del progetto “Acciaio Italia” e però ci sarebbero sempre garanzie sufficienti per i  lavoratori e soprattutto per il futuro dell’impianto e quindi di Terni. Anche qui non ha giovato, a quanto si dice in ambienti di solito ben informati, la rapidità con la quale il gruppo tedesco proprietario ha voluto condurre in porto la trattativa, ma il futuro dell’Ast è da considerarsi poggiato su solide basi, forse anche più di adesso. E così anche la garanzia per i livelli occupazionali (sempre Covid permettendo).

Ancora, pescando da quel pochissimo che sembra trapelare: “Acciaio Italia” – dicono – avrà una donna nel board che sarà presidente o amministratrice delegata. E da oggi tutti possono partecipare a risolvere il rebus. Chi sarà? L’ultimo tassello disponibile, prelevato dal mare turbinoso dei rumors di queste ore: domenica, grazie alla possibilità di tornare a fare pranzi liberi, non solo con congiunti e affetti stabili, ci sarà una colazione di lavoro – raccontano – nel Ternano. 4-5 protagonisti. Banchieri, industriali, manager. Potrebbe essere un passaggio decisivo per arrivare a stringere una trattativa che a Terni – sempre Covid permettendo – potrebbe recare qualche soluzione innovativa e di prospettiva, rimettendo la città e la sua grande, storica azienda al centro di un progetto nazionale. Terni e l’Umbria ne avrebbero tanto bisogno. Ora non resta che attendere gli eventi e vedere se le voci raccolte trovano puntuali riscontri.

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