in ,

Basta con la politica che pensa di avere un senso perché è anti-qualcosa

L’analisi di Andrea Fora

di Andrea Fora

PERUGIA – Oggi, per chi non può andare a godersi un po di fresco in montagna o al mare, due editoriali diversi tra loro, uno di Ricolfi sul Messaggero e l’altro di Veltroni sul Corriere della Sera, rinfrescano un po’ le idee sulle condizioni della politica attuale.

Quando si giocava pulito, la differenza tra destra e sinistra, o fra conservatori e progressisti, era che i primi volevano meno intervento pubblico nell’economia, i secondi di più. La destra vedeva l’espansione dello Stato come un’ingerenza che limita la libertà economica, la sinistra vedeva l’espansione della spesa pubblica come strumento di redistribuzione della ricchezza che promuove uguaglianza. Chiavi storiche forse desuete, oggi da reintrepretare, ma che rendono chiara la competizione tra libertà ed eguaglianza. Due valori distinti, su cui oggi trovare nuovi e più attuali equilibri.
Poi cosa è successo? Che dagli anni 80 la sinistra ha cominciato a legittimarsi più che per le idee e le proposte per la lotta contro il nemico. C’era sempre un nemico contro cui combattere: Berlusconi, Salvini, la Meloni.. E sono cominciate le politiche degli anti: la sinistra anti-razzista, anti – discriminazione ad esempio. Sempre contro qualcosa o qualcuno, in bianco e nero, senza sfumature, ad erigere steccati e azzerate dibattiti e critiche. Può accadere così che se ti azzardi a dire che forse oggi sono cambiate le condizioni sociali e proporre una nuova patrimoniale non è lo strumento migliore per far ripartire l’economia e favorire l’uguaglianza, sei tacciato automaticamente come uno “fuori sistema”.
E rimani fuori dal coro anche se magari sommessamente provi a dire che le battaglie sul DL Zan sono sacrosante e la tutela dei diritti una battaglia di civiltà ma che se si vuole privilegiare l’approvazione di una legge “buona” e che serva effettivamente e non solo utile a issare qualche bandierina, si può provare in Parlamento a lavorare insieme per correggere qualche passaggio più controverso (come anche suggerito da molti costituzionalisti di sinistra) e approvarla presto, piuttosto che issare bandiere e scagliarsi contro il Vaticano brutto e cattivo e tenere la legge ancora nel cassetto per anni in assenza di una maggioranza che la approvi.
A forza di distribuire etichette e di confezionare il proprio come Bene assoluto e come filtro per dividere nemici e amici, il rischio della sinistra di oggi è di rimanere sempre più isolata ad alimentarsi di gloriosi ricordi del passato che fu, e di dimenticarsi che nel frattempo gli strati più deboli della nostra società, sempre maggiori, rappresentati dalle partite iva, dai precari, dai ragazzi disoccupati, hanno voltato lo sguardo e cercato chi parlasse loro. E mentre noi siamo in piazza con i cartelli a lottare contro i guelfi o a rimpiangere il mondo perduto, i partiti di destra in Italia e anche in Umbria continuano a macinare consenso o quantomeno a non perderne, nonostante i grandi danni che continuano a fare anche nella nostra Regione.
Intendiamoci. Io credo che ci siano battaglie sacrosante che non vanno mediate e combattute fino in fondo, e quella delle difesa dei diritti contro il razzismo, l’omofobia e ogni altra limitazione ai diritti e alla dignità delle persone sia tra queste.
Ma possibile che non la sinistra riesca a parlare solo di questo e di cibarsi della lotta contro il nemico?
Eppure la strada è segnata e ben avviata. Il Governo Draghi testimonia quanto più possibile come serva oggi all’Italia e ai nostri cittadini un approccio alla politica diverso, che non si nutra di odio e nemici ma di responsabilità e unità. Lo dice bene Veltroni sempre oggi sul Corriere della Sera. La buona evoluzione della campagna vaccinale, le risorse europee, l’autorevolezza di questo Governo in Europa ci fanno ben sperare che si possa riuscire a ritrovare presto quella normalità che sentiamo necessaria e gradualmente a ripartire.
E mentre viviamo uno dei momenti più importanti di questo secolo e occorrebbero partiti che pensino al Paese, a sinistra si inseguono le piazze oppure accade che uno dei principali partiti della coalizione si stia dilaniando in una lacerante guerra per il potere, minacciandosi a vicenda, praticando scissioni e divisioni, avendo fatto fino a ieri del “Vaffa Day” contro queste dinamiche il proprio grido di battaglia principale.
In una sorta di baraonda permanente dove tra governi giallorossi, gialloverdi, giallorossoverdi, tutti costituiti da partiti che avevano chiesto il voto agli elettori con la solenne promessa di non allearsi mai con i “nemici”, si è finito per rimanere con un pugno di mosche in mano. E quindi che altro fare che non issare qualche vessillo e urlare contro Salvini e la Meloni?
“Sembravano traversie ed erano in fatti opportunità” diceva Vico. Chi saprà meglio attestarsi il ruolo di accompagnamento al Governo Draghi nella missione di far ripartire il paese, tra i partiti, potrà intestarsi il merito di aver sostenuto il rilancio italiano e il conseguente consenso di una crisi superata. E al momento la sinistra ha ancora molto da fare in questa direzione.

Castelluccio, deltaplanista precipita e muore

Palazzo Donini, sede della giunta regionale

Tanti soldi in banca, ma fiducia da ricostruire: la vita degli umbri può cambiare seguendo Bankitalia e sperando che la Regione vinca la sfida