di Marco Brunacci
PERUGIA – Umbria lontanissima dal giallo: se passano i criteri indicati dal Cts, quindi il 10% dei posti letto Covid occupati (oggi 9) e il 5% delle terapie intensive (oggi 1), gli umbri possono stare tranquilli per diverse settimane (sempre che il virus, così poco naturale, tanto che non si arrende davanti al Generale Estate come fanno tutti i coronavirus, almeno quelli che non hanno fatto passaggi in laboratorio, e non si appresti a fare qualche altra acrobazia sconvolgente). Secondo gli ultimi calcoli erano più di 600 i posti letti Covid disponibili e almeno 130 le terapie intensive. Sia gli uni che gli altri potevano essere, in maniera modulare, aumentati in qualunque momento.
Ma comunque i segnali che arrivano da ospedali e medici sono confortanti: la variante Delta moltiplica i casi con una aggressività straordinaria, si prepara a diventare magari variante Beta, ma i vaccini sono argini.
Semmai i problema sta tutto nelle vaccinazioni. L’aver rinunciato di fatto ad Astrazeneca e J&J non ha convinto gli scettici e ha avuto come corollario (che può essere tragico per alcuni elementi fragili) ritardi molto pesanti. Una scienza ignorante e una informazione fatta con la pancia o al massimo col cuore, ma sempre meno col cervello, hanno indotto a scelte che stanno diventando, giorno dopo giorno, più penalizzanti per tutti.
Ora si tratta di rimettere in moto la campagna vaccinale convincendo i titubanti. Anche qui l’unico modo conosciuto sembra il terrorismo psicologico, nonostante gli scarsi risultati ottenuti.
Fatto sta che quest’ultimo miglio sta diventando lungo e faticoso.
Lo stato dell’arte dice che l’Umbria è sesta tra le regioni che hanno iniettato almeno una dose, ma è solo tredicesima nel computo delle vaccinazioni complete con seconda dose. Qui si sono mossi più rapidamente i giganti Lazio e Lombardia e la Puglia che ha per assessore alla sanità un ex del Cts.
Ma l’Umbria vede premiate le sue scelte perché ha messo al riparo soprattutto gli over 60 che sono quelli più a rischio. Ora si chiede di procedere tra i cinquantenni per maggiore tranquillità.
E andare a chiudere il cerchio soprattutto intorno ai settantenni recalcitranti, che comunque sono pochi.
Per dare un’idea: il 92,4% dei settantenni è vaccinato prima dose, col 77,2 immunizzato. Tra i sessantenni siamo all’85,8 e 75,7. Tra i cinquantenni si scende al 78 col 52,6 degli immunizzati.
Va sottolineato che oggi sono partite anche le prime dosi per i ventenni.
I ritardi della campagna vaccinale, dovuto anche a una informazione emozionale del tutto inadeguata, stanno creando grandi problemi. L’ultimo miglio è molto faticoso.


