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Occupazione e Pil, l’Umbria finora ha retto bene ma ora serve il salto di qualità. La scommessa Tesei alla prova del 2021-2022

POLE POLITIK di MARCO BRUNACCI | Svimez certifica il buon risultato del 2020, ma per trasformarsi in crescita solida ora basta aiuti a pioggia, più fiducia, e puntare sui “campioni” dell’economia regionale. Il raffronto con le altre Regioni del centro Italia

di Marco Brunacci

PERUGIA – Un po’ di dati messi a disposizione da Svimez, istituto di ricerca che punta i riflettori sul Mezzogiorno, ed ecco che arrivano per l’Umbria due importanti conferme:

1.la regione ha retto bene, perfino benissimo, nella grande stretta del Covid, grazie alla flessibilità delle sue imprese e anche alle piccole dimensioni, che facilitano l’adattamento al mercato. Un più per gli interventi di Regione e Governo e anche per le intuizioni degli imprenditori e per la loro tenacia.
2.il futuro è però adesso più incerto, arriveranno, nel breve periodo, molti soldi dal Recovery e dintorni e dai piani per le infrastrutture ma la crescita sul medio-lungo periodo è un’incognita. Conta – come sempre – il fare squadra tra tutte le forze dell’economia regionale, ma soprattutto la capacità del pubblico di “seminare” non solo aiuti – e mai più a pioggia – ma soprattutto fiducia.

Ecco i numeri: Svimez, ad inizio crisi Covid, disse che l’Umbria avrebbe perso il 13.5%, da quella previsione in poi l’Umbria ha messo le ali e ha chiuso a meno 8,6. Cioè: dopo 15 anni, finalmente nella media nazionale.
Ora Svimez certifica il risultato raggiunto per il 2020: -8,6 del Pil. Si tratta del miglior risultato tra le regioni del centro Italia, fatta eccezione del Lazio che ha chiuso al -7,8. Ma il Lazio è Roma e tutto il pachiderma della pubblica amministrazione che finisce per incidere sul Pil quanto il mercato.
Ma il dato nuovo e davvero rilevante è quello sul calo dell’occupazione: -1,4 nel 2020. Come dire: un eccellente risultato, il migliore rispetto alle regioni del centro Italia, con la sola Toscana che ha retto il confronto con il meno 1,6% (il Lazio è al -2,4 e le Marche ancora peggio: -2,9).
Questi sono dati certi. Ora le previsioni che azzarda Svimez che con l’Umbria già una volta non ci ha azzeccato per niente.
Ma le previsioni sono fatte con criterio scientifico, rispetto a quello che c’è sul terreno, attualmente, non rispetto alla possibilità di incidere e modificare il futuro sia da parte della Regione (tramite la distribuzione oculata e azzeccata delle risorse che arrivano soprattutto da Governo e Unione europea) che da parte degli imprenditori che hanno già mostrato, nella fase dura della crisi, grande capacità, insieme, di resistenza e di proposta innovativa.
E allora: vede e prevede Svimez che nel 2021 il Pil dell’Umbria crescerà del 4, rispetto al 5,1 della Toscana, al 4,4 delle Marche, al 4,6 del Lazio e dell’Abruzzo. In autunno ci saranno indicazioni più precise. Ma la previsione è fatta “così stando le cose”, senza che funzioni l’intervento pubblico della Regione, che si sta attivando dovunque può, e punta decisa sui “campioni” dell’economia regionale per rivitalizzare tutto il comparto. uol portare acqua al cavallo che beve e mostra forza e capacità per mettersi a correre.
La ricetta Tesei è chiara: basta interventi a pioggia, se non laddove strettamente necessario. Basta gettare risorse in settori senza futuro, no assessorati croce rossa, niente investimenti se non c’è una prospettiva. Insieme a questo, l’invito rivolto alla piccola impresa umbra a crescere, anche se nel rispetto delle sue peculiarità.
E ancora: è partita una campagna d’estate di sensibilizzazione nei confronti del credito.
La risposta dell’impresa umbra quale sarà? Qui sta il nodo. Ed è la scommessa della Giunta Tesei di cui City journal parla da mesi.
Svimez vaticina un aumento del Pil del 3,8 nel 2022, in media alle altre regioni del centro Italia, ma dietro la Toscana che farebbe il 4,1.
Attenti ora alle previsioni sull’occupazione. Dice Svimez che in Umbria nel 2021 crescerà dell’1,4 nel 2021 solo sopra alle Marche e dietro l’Abruzzo (2,3%). Ma l’Umbria – conclude Svimez – sarà l’ultima del centro Italia nel 2022 con un incremento del 2,5% contro il 3,2 della Toscana e il 3 del Lazio. Toccherà agli “attori” dell’Umbria smentire questa previsione.
Conclusione: l’Umbria ha retto bene alla grande crisi, ne sta uscendo senza avere le ossa rotte, ma comunque ora serve un ulteriore salto di qualità. Le premesse ci sono. Ma è vietato fallire.



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