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White Boy Rick, in tv la storia del più giovane informatore dell’Fbi

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di Vittoria Epicoco

PERUGIA – Cocaine – La vera storia di White Boy Rick, è un film dal titolo forte e che lascia un po’ a desiderare, ma quando lo spettatore decide di andare oltre a questo, resta pervaso da una storia raccontata in modo intenso ed emozionante.
È la seconda volta che il regista francese Yann Demange dà prova di sé in ambito cinematografico (la prima volta con ’71, per il quale era stato candidato come miglior regista debuttante ai BAFTA Television Awards), ed il risultato è più che soddisfacente.

Detroit. Richard Wershe Jr., Ricky alias White Boy Rick (qui interpretato da Richie Merritt), ha 14 anni, non va regolarmente a scuola e vive una situazione familiare problematica.
La sorella Dawn (Bel Powley), è tossicodipendente e frequenta giri sbagliati, inoltre il difficile rapporto con il padre (Matthew McConaughey) – un uomo che ama i propri figli ma non sa dimostrarlo, che non riesce a garantire, né a se stesso né a loro, una stabilità economica tanto da dipendere in parte ancora dai propri genitori, che vive eccessivamente sulle ali dell’entusiasmo sperando in una svolta che sembra non arrivare mai – non fa altro che alimentare questa dipendenza.
Tale situazione, che per Ricky è relativamente di contorno, lo porterà a fare scelte sbagliate, che si ripercuoteranno sulla sua vita e su quella della sua famiglia.
Ancora una volta Matthew McConaughey dà riprova della sua versatilità, già ampiamente comprovata dalla vasta filmografia che ne contraddistingue la carriera.
Padre di famiglia per lo più tormentato per il fallimento che sa di essere per i propri figli, McConaughey fa del ruolo del suo personaggio – qui non protagonista – uno dei ruoli chiave per apprezzare tutto il lungometraggio.
Una performance densa, penetrante, dalla quale traspare tutto il dolore di questo padre che ce la mette tutta ma che, il più delle volte, non ce la fa.
Anche Richie Merritt, per il quale è la prima volta sul grande schermo, se la cava ottimamente.
Nel complesso c’è un interessante equilibrio tra tutti i personaggi, il che pone di fronte ad un coinvolgimento tanto completo da far apprezzare lo sforzo da parte del regista di non aver tralasciato niente; nulla è a caso.

Poco, se non nulla da dire per quel che riguarda la fotografia; semplice, dai toni freddi, tipici di una Detroit dimessa, quasi deserta, caratterizzata da una desolazione economico-sociale propria di quella che fu l’epoca di Reagan.
Cocaine è la testimonianza di una vicenda avvenuta nella metà degli anni Ottanta, ma dal contenuto più attuale di quanto si creda: in programmazione su RaiPlay, da non perdere

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