di Marco Brunacci
PERUGIA – Cessione dell’Ast ad Arvedi si accelera. Tornano a rullare i tam tam. L’antitrust europeo sembra orientato a dare il via libera all’operazione. A questo punto Thyssen potrebbero rimanere nella compagine azionaria che rileva le Acciaierie ternane soltanto con il 20%, aprendo a un eventuale successivo intervento di un soggetto pubblico, che, al momento, è Cassa depositi e prestiti.
Il verdetto dell’Antitrust si conoscerà ufficialmente solo poco prima di Natale, ma c’è ottimismo sulla decisione. Per altro in un settore strategico come l’acciaio, passaggi di questo genere non sono mai scontati né si tratta di formalità da espletare: gli equilibri vanno preservati e l’Europa ha necessità di trovarne di nuovi e più solidi di fronte alla politica aggressiva dei produttori di altri Paesi, la Cina su tutti.
Qualche novità è attesa anche intorno all’assetto societario della nuova Ast: da quanto trapela, si starebbe studiando una architettura che prevederebbe una holding di controllo, con un presidente (lo stesso cavalier Arvedi) e un amministratore delegato (una possibile sorpresa per i ternani), che darebbe le linee guida a tre società controllate: una che radunerebbe tutte le partecipate e i centri servizi del gruppo Arvedi e dell’Ast, una seconda con l’Ast, una terza con gli stabilimenti Arvedi. Le tre società sarebbero guidate da altrettanti direttori generali, con larga autonomia e deleghe importanti nelle decisioni operative.
Se arriva nei tempi, come tutto fa pensare, il via libera dell’antitrust le nuove acciaierie potrebbero decollare già in primavera. E, a questo proposito, arrivano conferme dal piano industriale: sono previsti importanti investimenti, a partire dalla riconversione green dell’impianto e dell’area. Nella produzione viene considerato acquisito il ritorno del Magnetico a Terni, dopo la scelta improvvida di inizio anni Duemila.


