di Francesca Cecchini
PERUGIA – Nonostante la campagna nazionale pro vaccino, che ormai rimbomba in ogni dove, la fascia dei bambini dai 5 agli 11 anni continua al momento a non decollare quanto dovrebbe.
Essendo minorenni, la decisione ovviamente spetta ai genitori che si muovono tra dubbi e incertezze, scegliendo la via che sembra migliore, a prescindere che sia condivisibile o meno dai più.
I dubbi sono tanti. C’è chi ha timore delle reazioni e manda avanti i figli degli altri, aspettando di vedere se ci sono effetti collaterali, chi ha fiducia nella scienza e corre a prenotare, chi addirittura spera quasi nell’obbligo per togliersi ogni pensiero.
Ma c’è anche chi, nonostante l’età anagrafica, ha le idee chiare e con poco più di un decennio di vita alle spalle, decide di vestire i panni di adulto e fa da sola la propria scelta.
MARTINA
Qualche giorno fa ci è capitato di fare la conoscenza di Martina, seduta in prima fila all’hub di San Sisto a Perugia, secondo aperto dopo il punto vaccinale all’ospedale Santa Maria della Misericodia. Martina compirà 12 anni fra un mese ma non ha voluto aspettare. Ha chiesto alla mamma e al papà di poter fare il vaccino subito ed è già alla seconda dose.
Una scelta coscienziosa la sua, fatta in completa autonomia: «I miei genitori erano vaccinati ma non erano sicuri su cosa fare con me – ci racconta – Abbiamo parlato molto insieme e ho cercato di far capire loro che ero più preoccupata al pensiero di prendere il covid che degli effetti del vaccino, che i due anni di lockdown sono stati terribili, che non vedere i nonni per tanto tempo è stato doloroso e che non volevo accadesse loro qualcosa. Quest’estate è stato tutto bello, ma a settembre, quando siamo tornati a scuola in presenza, i contagi sono tornati a salire e avevo paura del virus, di contagiare la mamma e il papà. Avevo gli incubi, sognavo che si ammalavano e che morivano. Senza di loro sarei rimasta sola ed ero terrorizzata. Non volevo più uscire di casa, non mi sentivo al sicuro».
I genitori l’hanno ascoltata, colpiti da tanta determinazione, dalla maturità della figlia, una bambina di undici anni con il coraggio delle proprie azioni, forse più di un adulto.
Già dopo il primo vaccino le insicurezze iniziano a diminuire: «Ero un po’ nervosa quando mi hanno fatto l’iniezione, ma poi è passato tutto subito. Non ho avuto nulla, solo un po’ di dolore al braccio. Non vedevo l’ora di tornare oggi per la seconda dose. Ora ho meno paura».
Lo sai che puoi comunque contrarre il virus?
«Sì, lo so. Mi è stato spiegato, ma sono più tranquilla. So che se dovessi prendere il covid sarebbe in forma più leggera. Non esco molto lo stesso però perché non mi piace stare in mezzo a troppe persone, non sono più abituata. Non mi ricordo più come fosse la vita prima del covid».
Sei tornata a scuola?
«Sì. Prima avevo spesso mal di pancia e mi mancava l’aria al pensiero di uscire di casa per andarci. Ora no, vado volentieri e mi mancavano i miei compagni. A volte mi sento ancora un po’ a disagio perché siamo in venti e solo tre di noi si sono vaccinati, ma i nostri professori ci hanno fatto tante lezioni sulle norme anti covid e controllano che noi le seguiamo, anche se non sempre si riesce. L’aula è troppo piccola per stare distanziati come si dovrebbe, ma indossiamo sempre la mascherina e quando è ora di ricreazione, ci spostiamo un po’ per mangiare per non essere troppo vicini. Siamo tutti molto attenti».
MARCO
Un paio di sedie più avanti c’è Marco che di anni ne ha dieci. Aspetta il suo quarto d’ora con la felpa di Spiderman in bella vista. Prima di uscire chiede di avere il suo diploma perché, anche se è grande per averlo, è orgoglioso del passo fatto. Non gli importa se quel pezzo di carta è destinato ai bambini più piccoli, lui vuole colorarlo, portarlo a scuola e mostrarlo ai suoi compagni e alla maestra.
Le dottoresse lo guardano con un sorriso enorme.
Marco e Martina sono due tasselli importanti per la corsa ai vaccini. Sono il simbolo di una società che forse inizia a prendere la strada della consapevolezza civile.


