tifosi in curva nord (foto di repertorio)
(foto Settonce e Pomponi) - ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Quel Grifo come i suoi tifosi: combatte, soffre e vince

GRIFOLANDIA di FRANCESCO BIRCOLOTTI | Il Perugia espugna Cosenza, conquista la salvezza virtuale e si propone tra le “grandi” della serie B

di Francesco Bircolotti

PERUGIA – Che fosse in grado di combattere e di vincere in trasferta già lo si sapeva. E pure che fosse bravo a soffrire. Solo che magari la perfetta combinazione di queste tre capacità con il miglior esito finale possibile il Perugia lontano dal “Curi” non l’aveva mai sperimentata.

Forse un po’ a Ferrara, tra tutti i suoi blitz corsari, aveva dovuto stringere maggiormente i denti, ma è stato dal primo dei tre turni infrasettimanali consecutivi che è arrivata la consacrazione nel fare fronte compatto e respingere gli assalti all’arma bianca che lo squinternato Cosenza ha vanamente cercato. Che poi, se la vogliamo dire tutta, è stato più per una modifica del proprio atteggiamento in campo che per la reale forza della disperazione dei calabresi soprattutto negli ultimi 20 minuti, quando anche il profeta Alvini ha dovuto rodersi oltre misura il fegato. Però nel complesso con i tre punti è arrivata una prova d’autorità magistrale, tipica delle grandi squadre. Corroborata da una sensazione di concetto massimo di gruppo in cui allenatore, calciatori e tifosi stanno compiendo un piccolo-grande miracolo che può portare lontano. Tanto che a un certo punto dalla tv sembrava che De Luca e compagni fossero sugli spalti a incitare i 49 supporters (eroici di martedì a macinare 1400 km per una trasferta da incorniciare) idealmente scesi in campo e non il contrario come è comunque accaduto per l’ennesima volta. E lui, Massimiliano da Fucecchio, lì in mezzo a fare il papà tanto di chi ha saputo plasmare nel gioco quanto di quei ragazzi a cui a fine gara ha raccomandato di “andare piano” nel viaggio di ritorno visto l’imperversare del maltempo.
Una sorta di favola, insomma, se si considera pure che a causa degli impegni serrati la proposta iniziale di cambiare otto uomini dell’undici base era sembrata perfino esagerata. Il “non ho fatto punto turnover” proferito dal tecnico quasi con rabbia ben tre volte in sala stampa, dove il termine “punto” è da leggersi “nessun” in un’esaltazione del dialetto toscano, la dice lunga però sia sulla sua chiarezza di idee sia sull’interscambiabilità (tanto in termini di numero quanto di ruoli) degli elementi a disposizione. Ed è così che settimana dopo settimana, partita dopo partita il vecchio Grifo con 37 impensabili punti (a inizio stagione e di questo è bene che gli scettici chiedano scusa) in sole 23 partite ha virtualmente la salvezza già in tasca ed ora è atteso alla prova-verità: quella che potrà dire se merita l’appellativo di “grande” del campionato, insieme alle altre sette battistrada. Test migliore (quanto affascinante) non poteva esserci all’orizzonte: quella Cremonese in casa, dove però la tendenza traballante è stata spazzata dal trionfo di sabato scorso sul Frosinone, che nell’ordine guida la graduatoria cadetta, ha un percorso recente molto simile a quello del Perugia specie in trasferta e, soprattutto, appare come lontano parente della squadra che proprio i Grifoni – ovviamente in campo avverso – avevano asfaltato con un roboante 0-3. Come dire che “ora viene il bello” (non che quanto fatto fino ad oggi sia stato facile o non degno di nota…), specie se si scorrono i nomi delle avversarie di questo mini-torneo senza soste che si protrarrà fino all’inizio di marzo quando al “Curi” arriverà il Lecce. Lungi dal crogiolarsi suglia allori, cosa che proprio è assente nel dna di questa squadra e della sua guida, il difficile sarà continuare con l’intensità, il ritmo, la caparbietà e la lucidità tattica che sono stati raggiunti. Ma il Perugia di oggi, convinzione di chi scrive, oltre al crescendo generale e all’entusiasmo e anche se c’è ancora da lavorare su alcuni aspetti come ammette lo stesso èAlvini, ha dalla sua un’arma in più, letale: la serenità di chi non ha nulla da perdere. Fossimo in Pecchia (tecnico dei lombardi) e negli ex DI Carmine, Ciofani, Crescenzi e Buonaiuto non saremmo tanto tranquilli.

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