TREVI (Perugia) – È di Spoleto, ha un passato da danzatrice, ma dopo tre anni di scuola Silvia D’Amico è entrata subito nel mondo del teatro e da allora non si è mai fermata. Ora, per Diletta Masetti, dopo anni di lavoro in ensemble, è arrivato un momento importante, quello del debutto in un monologo e a ospitare la performance sarà proprio la sua Umbria. L’attrice salirà infatti sul palco del teatro Clitunno di Trevi, nell’ambito della stagione di prosa curata da Fontemaggiore, venerdì 4 marzo con “La signorina Else”.
«È il mio primo monologo in assoluto, il primo spettacolo da sola in realtà – racconta la Masetti – Un passo che prima o poi un’attrice deve affrontare, una sorta di battesimo». Tra l’altro: «Quello di Else è uno dei miei testi preferiti in assoluto. È una novella che Arthur Schnitzler ha pubblicato nel 1924. Per questo l’ho dovuto ovviamente sfoltire di tanti elementi che non erano prettamente teatrali». nella novella, infatti, sono diversi gli interventi e i personaggi coinvolti che però passano attraverso le voci interiori della protagonista.

La regia è di Claudio Jankowski «regista romano che da tantissimo tempo lavora a Roma al suo teatro-studio Jankowski. Ci siamo conosciuti durante la pandemia perché lui organizzava dei salotti su Skype in cui invitava tantissime personalità, tra cui Gabriele Lavia, Matteo Tarasco. Così è nata questa idea di collaborazione».
Il testo, decisamente attuale, si incentra sulla vita della giovane Else, ironica ed esibizionista che nel corso del suo flusso di coscienza rivela, man mano, il suo stato di totale e spietata solitudine e insoddisfazione. Posta di fronte alla necessità di esibire il suo corpo nudo per salvare suo padre dai debiti e dal suicidio e la sua famiglia dallo scandalo, compie un atto estremo che la porterà a perdersi nel delirio, fino allo svenimento.
Un testo attuale che rispecchia la società odierna in cui «l’acquisizione di una consapevolezza da parte della donna è davvero fondamentale» con la complementare necessità di «creare un modello femminile che funga anche da esempio e da guida» sulla linea della mentalità che spinge a chiedersi il perché si permettano certi comportamenti, senza cadere nel vittimismo e senza «distaccarsi totalmente dal ripercorrere un modello maschile, perché sarebbe fuori luogo. Credo fortemente nelle differenze a livello mentale, psicofisico, tra uomo e donna».
Else si pone con occhio critico rispetto alla società: «È emblematica proprio perché, oltre al discorso della percezione del proprio corpo, c’è questa forte critica nei confronti della società borghese. Una società borghese che sembra molto vicina alla nostra. Lo vediamo tutti i giorni: il mondo sta andando in una direzione ostinata e contraria rispetto a quello che dovrebbe essere un modello empatico nei confronti degli uomini».
Non è nemmeno a suo agio nella propria famiglia in cui non riesce a riconoscersi. Sembra sia al centro di diverse attenzioni ma «di quello che si agita in lei e dell’ansia che la divora nessuno si è mai preoccupato».

Il rapporto con il mondo maschile è piuttosto complicato tra «il forte amore inespresso nei confronti del padre, nonostante sia un giocatore d’azzardo che ha messo in difficoltà la condizione economica della famiglia, o il fratello con cui non ha un rapporto veramente intimo. Else si ritrova in un certo senso in una condizione antieroica perché non riesce a incastonarsi davvero in nessuno dei contesti che vive. All’interno di questo filone della critica della società dell’apparenza, c’è il suo tormento interiore nel momento di passaggio dall’adolescenza all’età adulta e prova una forte attrazione nei confronti del mondo maschile. Le piace essere ammirata ma, nel momento in cui si sente costretta, ha un senso di rifiuto e non si vuole vendere».
Alla fine però accade…
«In realtà fa un colpo di teatro: scende nella sala da gioco dell’hotel coperta da un mantello, si mostra completamente nuda e poi crolla a terra perché in preda a un attacco isterico. Ma nella scrittura di Schnitzler tutto questo sarà accaduto realmente? È in un sogno che lei fa? È pazza?».
Quindi, il monologo viaggia sul filo della surrealtà?
«Assolutamente! Else non interagisce con altre persone. È come se le figure che vede fossero degli spiriti, dei suoi sentori. Questa versione sicuramente punta molto sulle corde della follia, del sogno».
Sul palco l’atmosfera sarà minimale: «La scenografia è firmata da Michelangelo Pistoleto che ha pensato a una specie di labirinto di cartone» mentre per quanto riguarda il linguaggio «ho cercato di renderlo il più possibile fruibile, senza soffermarmi a pensare né alla contemporaneità né al passato: ho cercato di essere il più diretta possibile».

Per assistere allo spettacolo sono necessari super green pass e mascherina ffp2. Informazioni: Fontemaggiore 075 5286651 – 075 5289555 dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 13.


