di Luca Ceccotti
TERNI – Le conseguenze della guerra in Ucraina si riverberano anche sui beni alimentari d’importazione. Nel caso specifico è il settore dei panificatori, pastifici e mulini a risentirne a causa dell’aumento sproporzionato del prezzo del grano, tenero e duro.
In linea di massima, a livello nazionale, il rincaro è sensibile e pesa. In alcune zone il prezzo è aumentato 13 volte tanto. Il grano tenero vede una sostanziosa importazione proprio da Russia e Ucraina, mentre quello duro da Canada, Messico, Stati Uniti e altre zone d’Europa. Al momento si registra un rincaro del 30% totale – anche se negli ultimi giorni c’è stato un calo, forse per delle segnalate speculazioni -, ma se dovesse protrarsi ancora di più la guerra, i prezzi e le percentuali salirebbero di molto, anche per pasta, biscotti e altri prodotti artigianali del grano.
Anche nel ternano c’è preoccupazione tra i panificatori, alcuni dei quali segnalano “un rincaro quadruplicato sul prezzo della farina”: «Siamo in una zona dove i prezzi sono ancora contenuti – ci dice un artigiano del panificio Ventura – ma anche qui siamo stati costretti ad alzare a 2,40 euro il prezzo del pane al chilo. A Milano lo mettono pure a 10 euro». Ci parla anche di razionamenti già posti in essere dalle autorità competenti per aiutare il fabbisogno di ogni esercente del settore: «Da quanto so, al momento la farina di grano duro è razionata a 20 quintali».
La “psicosi della farina” è più meno accostabile a quella del lievito di birra durante la prima fase della pandemia di Coronavirus: la farina in sé e la pasta sono quasi introvabili nei supermercati, e questo nonostante le richieste degli stessi ai propri clienti di non acquistare più di due o tre pacchi a testa (non ovunque, comunque). Lo stesso Ventura e altri panificatori ci hanno confermato che diversi clienti – abituali e non – accorrono proprio da loro a chiedere uno o due kg di farina: «Che possiamo dare ma non sappiamo ancora per quanto. Diciamo che le scorte dovrebbero durare fino a giugno, ma dovesse peggiorare le situazione, anche con il caro bollette, forse saremmo costretti a chiudere, per breve, lungo o indeterminato periodo».
E come in un perfetto meccanismo a cascata, l’innalzamento dei prezzi del grano pesa anche nelle tasche delle famiglie italiane, insieme a quello dei combustibili e al caro energia.


