di Francesco Bircolotti
PERUGIA – Che la stagione sia finita o meno, ma sia ben chiaro da subito che le ultime quattro giornate saranno da vivere tutte in apnea, poco importa: per il Perugia è già molto più che domani. Con un cambio di passo non obbligato, ma piacevolmente inatteso, da parte della società di Pian di Massiano che sinceramente va ben oltre l’impattante slogan “il futuro è ora” con cui è stato annunciato il rinnovo fino all’estate 2024 di Massimiliano Alvini alla guida della squadra biancorossa.
Aria nuova, linfa vitale la conferma del tecnico, che era stata preceduta dall’idea di ripristinare il maxi-striscione che un tempo campeggiava sui pennoni della Curva Nord (pare che l’esposizione a ridosso del recinto degli spogliatoi sia provvisoria…) quasi a voler sancire un ulteriore passo in avanti nella disponibilità a ritrovare un feeling completo con la città. Aria nuova pur nelle conferme, sia negli uomini che nelle volontà. E tutto intorno a lui, la vera rivelazione che ha fatto ri-innamorare i tifosi del Grifo, per un “Alv’in progress” che apre scenari ben diversi da semplici speranze. Scenari fatti di risultati futuri e magari sogni di promozione, ma che per il momento parlano di un solido progetto su cui mai prima d’ora si era puntato o, se preferite, fino in fondo creduto.
Un percorso di crescita per arrivare lontano che il tecnico ha inevitabilmente sposato in pieno «perché io ancora qui non ho fatto niente e non voglio essere da meno rispetto a dove ho vinto», ha arringato il Massimiliano toscano ospite a Tef Channel (foto) in mezzo a tante sottolineature positive per il suo omonimo romano ed i suoi più stretti collaboratori. Qualcuno, tra i tifosi più maturi e forse anche per questo capaci di azzardare, ha pure parlato di rievocazione della triade che costruì il “Perugia dei Miracoli”: tempo al tempo, fatte le debite proporzioni e con il massimo rispetto tanto per gli attori passati quanto per quelli presenti, ma intanto adesso si può guardare con un inedito ottimismo a ciò che verrà, sempre purché ai fatti attuali ne seguano altri di uguale efficacia sotto il profilo tecnico (leggi mercato vincente, a prescindere dai “nomi”).
Certo, c’è un campionato da finire e Alvini vuol correre a perdifiato fino all’ultimo minuto, proprio come i cavalli della sua adorata contrada Ferruzza nel Palio di Fucecchio anche se non vincono da quell’unica volta datata 1981. Del resto, la partita col Pisa ha detto che questo Perugia può ancora dire la sua: l’ennesima “nobile” della classifica, pur non essendo arrivati i tre punti per i soliti limiti tanto offensivi quanto difensivi misti a sfortuna, è stata praticamente asfaltata. Un ottimo viatico per andare a fare la voce grossa nel giorno di Pasquetta sul campo di un disperato Vicenza e per riprendere quota (di risultati) in vista dell’ultima trasferta stagionale a Terni, dove non si possono fare pronostici essendo una gara a sé. Il segreto per ottenere ancora qualche soddisfazione? Vivere un po’ ala giornata, ma soprattutto suggellare le basi per il Perugia che verrà (il tecnico ha cominciato a sperimentare anche moduli tattici alternativi a quelli professati finora) cercando di individuare chi e cosa servirà per il decollo del progetto. Elementi, questi, capaci di tenere viva la brace che cova tra i fedelissimi biancorossi, tanto gli indomabili sempre (e ovunque) presenti, quanto quelli latitanti o ai margini, categorie entrambe certamente da recuperare. Perché il Perugia ha bisogno di tutti e, come Alvini ha già detto di esserci, adesso nessuno si può più tirare indietro.