PERUGIA – Seicento gli speaker provenienti da tutto il mondo che hanno invaso il centro storico di Perugia nella cinque giorni del “Festival del giornalismo” che, archiviata domenica 10 aprile la sedicesima edizione, si ferma a fare un bilancio di questo 2022.
Russi, ucraini, indiani, arabi, africani, cinesi, americani, siriani, afgani, mongoli, uzbeki, italiani, tedeschi, francesi, olandesi, spagnoli sono solo alcune delle nazionalità di chi è intervenuto alla kermesse per confrontarsi su informazione, media, giornalismo e attualità. Una partecipazione che, dopo due anni di stop forzato, porta a un risultato decisamente positivo per Ijf che è tornato a riunire in presenza bel capoluogo umbro le eccellenze del giornalismo mondiale, per fare il punto sui nuovi confini dell’infosfera conosciuta fin qui e definire un quadro aggiornato della geopolitica dell’informazione secondo i nuovi scenari mondiali e gli ultimi trend tecnologici.
Non solo evento celebrativo o autoreferenziale del giornalismo ma un appuntamento annuale formativo e di aggiornamento, per un mestiere complesso che cerca e racconta la verità a presidio della libertà di tutti, mettendosi costantemente in discussione. Un giornalismo etico, di qualità e trasparente è oggi più che mai necessario per raccontare in maniera corretta i grandi temi del nostro tempo: crisi climatiche, guerre, pandemie, discriminazioni.

«È stato un successo oltre le nostre aspettative – commentano gli ideatori e organizzatori Arianna Ciccone e Chris Potter – Fare un festival in un periodo così difficile è stata una sfida, che possiamo considerare vinta se guardiamo alla partecipazione massiccia di questi giorni. Il pubblico in fila, le sale piene ma anche il traffico generato online con oltre un milione di contatti unici sui social ci ha sorpreso ma è anche stata la conferma che la comunità internazionale che alimenta e anima la nostra offerta culturale non ha alcuna intenzione di fermarsi e vuole continuare a crescere. La prossima edizione va pensata alla luce della spinta propulsiva di quest’anno e per questo investiremo di più anche nell’innovazione tecnologica».

Un successo dimostrato anche dai sold out anche nei panel più tecnici come quelli dedicati alla “cloudificazione” dei dati, biometria, intelligenza artificiale, podcast come nuovo formato per l’informazione, redazioni a prova di futuro nel metaverso, data journalism, nuovi strumenti e tecniche per i giornalisti. In questo caso si è registrata una presenza significativa di pubblico giovane.
Tra gli altri, uno degli eventi di rilievo ha visto protagonista la giornalista indiana Rana Ayuub, definita da Maria Ressa, premio Nobel per la Pace 2021, tra le voci più coraggiose e a rischio del giornalismo mondiale. La Ayuub è vittima di campagne di odio e di pesanti minacce, in quanto autrice di inchieste che denunciano la deriva autoritaria della più grande democrazia del mondo e gli affari opachi dell’attuale governo indiano guidato dal premier Narendra Modi. Non a caso, solo il 29 marzo scorso le autorità indiane, per presunte irregolarità finanziarie, le avevano impedito di prendere il volo che l’avrebbe portata a Perugia per il Festival. Problema che si è risolto dopo pochi giorni anche grazie al clamore internazionale sollevato sui social e sulla stampa mondiale. Già in passato le Nazioni Unite avevano preso ufficialmente posizione in difesa della giornalista, condannando il comportamento delle autorità indiane, che hanno attivamente favorito il clima di ostilità e abusi, anche attraverso indagini pretestuose.

Ciò che il pubblico del Festival internazionale del giornalismo ha dimostrato di apprezzare maggiormente è la scelta di affidare a voci autorevoli di ogni parte del mondo i temi più delicati e cruciali come censura, libertà dei media, propaganda e disinformazione, sicurezza per i giornalisti, il ruolo dei media indipendenti, donne e giornalismo, diversità e inclusione nelle redazioni, editori e piattaforme, informazione scientifica.
È il caso dell’intervento a Perugia di Michael Mann, tra i più importanti scienziati del clima al mondo, autore di numerose pubblicazioni, tra cui il saggio “La nuova guerra del clima – Le battaglie per riprenderci il pianeta”, che lo hanno reso il climatologo più temuto dai negazionisti, in quanto capace di svelare i conflitti di interessi e la disinformazione che riguarda le compagnie di combustibili fossili, i governi mondiali, gruppi di pressione e singoli individui. Fondamentale il contributo all’IJF22 di Stella Moris, avvocata, attivista intervenuta sul caso di Julian Assange (di cui è moglie) e sulla libertà d’informazione assieme a Joseph Farrell, giornalista e ambasciatore WikiLeaks e Stefania Maurizi, pluripremiata giornalista investigativa ed esperta del caso Assange/WikiLeaks. Molto partecipato anche il panel dei due premi Pulitzer, Frederik Obermaier e Bastian Obermayer che nel 2016 grazie a una fonte anonima hanno iniziato e coordinato la mega inchiesta internazionale #PanamaPapers e più di recente #SuisseSecrets. “Sulla libertà di stampa in Europa Orientale e in Asia Centrale”, il pubblico ha risposto con grande interesse all’intervento di Tikhon Dzyadko giornalista e direttore di Dozhd (“Pioggia TV”), l’unica stazione televisiva indipendente in Russia che ha resistito fino a poche settimane fa e poi è stata costretta alla chiusura. Un lungo applauso ha accolto la partecipazione in live streaming di Patrick Zaki intervenuto nell’incontro “2011-2021: i dieci anni che (non) hanno cambiato l’Egitto”.
Consistente la copertura dei media e giornali sulla crisi climatica che ha visto l’intervento del ministro Roberto Cingolani e della climatologa Claudia Tebaldi, così come sul futuro sostenibile nell’incontro con il ministro Enrico Giovannini e sul tema del fine vita affidato alla presenza di Marco Cappato e della giornalista e attivista Laura Santi.

Tante le manifestazioni di solidarietà espresse nel corso dell’IJF22 al popolo ucraino. Sabato 9 aprile il Festival Internazionale del giornalismo e i membri del Global forum for media development hanno lanciato una dichiarazione congiunta a sostegno dei media e degli operatori del giornalismo indipendente in Ucraina, disponibile sul sito e sul canale YouTube ufficiale del Festival.
Particolarmente significativo il minuto di silenzio lanciato dalla giornalista georgiana Natalia Antelava, cofondatrice e direttrice di Coda Story, durante l’incontro “Sulla guerra di Putin e sulle conseguenze per l’informazione in Ucrania” con Jane Lytvynenko, ricercatrice del’Harvard University e Peter Pomerantsev, giornalista di origini ucraine, voce autorevole della dissidenza al regime sovietico, in esilio con la famiglia sin da piccolo, autore del libro tradotto in oltre dieci lingue ”Niente è vero, tutto è possibile”.
Spazio all’inclusività e al contrasto della discriminazione internazionale negli incontri con il deputato Alessandro Zan, relatore del disegno di legge contro l’omotransfobia, l’attivista, sociologa e scrittrice Porpora Marcasciano, il giornalista Simone Alliva e le attiviste Victoria Oluboyo e Sofia Righetti; e nel panel con le drag queen Karma B, la sociolinguista Vera Gheno e il giornalista Pasquale Quaranta protagonisti dell’appuntamento “Cultura queer, drag queen, schwa: comunicare senza discriminare”.
Durante il weekend successo annunciato per i beniamini del pubblico: Zerocalcare e Valerio Mastandrea, Roberto Saviano, Nicola Lagioia, il cast di Propaganda Live.


