PERUGIA – Nessuna responsabilità ravvisata nella morte di Maria Elia, la 17enne di Balanzano, morta in ospedale dopo essere stata ricoverata per un’influenza.
Ad ucciderla, aveva accertato l’autopsia, una letale combinazione tra un’infezione virale, un’influenza, insomma, di tipo H1N1, e un’infezione da stafiloccocco aureo, resistente agli antibiotici. La decisione è stata resa nota dal procuratore capo di Perugia, Raffaele Cantone.
I fatti risalgono alla fine di marzo 2022. Come ricostruisce la procura, il 27 marzo Maria era stata ricoverata all’ospedale di Perugia in seguito a tosse e mal di gola che, dai giorni precedenti, l’affliggevano. Escluso il contagio da covid 19, il medico curante le aveva prescritto una terapia domiciliare, ma quando, il 25 marzo, i sintomi si erano riacutizzati, la guardia medica aveva ordinato accertamenti medici urgenti. Con saturazione del sangue all’88% era stata portata al pronto soccorso dai familiari. Le condizioni della giovane erano degenerate rapidamente fino alla morte. La procura della Repubblica aveva aperto un fascicolo, ipotizzando l’omicidio colposo a carico di ignoti e disposto l’esecuzione dell’autopsia. Autopsia che aveva evidenziato uno “shock settico e insufficienza multiorgano” conseguenza di un’infezione virale H1N1 e di una infezione da stafilococco aureo “meticillino-resistente”.
L’autopsia, sottolinea ancora la procura, ha evidenziato come le cure siano state “tempestive e conformi alle linee guida oggi disponibili”. Il decorso inarrestabile della duplice infezione che ha colpito la ragazza “era da ritenersi – sottolinea la procura riprendendo l’esito dell’esame medico-legale – in alcun modo arrestabile dagli antibiotici”. Anche una tempestiva visita del medico di medicina generale, sottolinea il procuratore Cantone, non avrebbe evitato il decesso della ragazza a causa dell’infezione da stafilococco.
“Pur nella consapevolezza della tragicità dell’evento e del dolore dei congiunti, l’ufficio ha ritenuto che non vi sia alcun elemento allo stato emerso per contraddire le conclusioni dei consulenti e che quindi il procedimento non possa che essere definito con l’archiviazione per non essere ipotizzabili profili di responsabilità penale nei confronti di alcuno” conclude il procuratore di Perugia, Cantone


