Tra conferme e debolezze, il futuro dell’Umbria secondo Acacia è una sfida, ma con maggiori occasioni rispetto ai rischi

SPOTLIGHT di MARCO BRUNACCI | Lo studio, ormai di riferimento, stilato dal gruppo di Francesco Pace, fa suonare un campanello d’allarme per le piccole e medie imprese ma segna anche una strada per uscire dalle difficoltà del momento

di Marco Brunacci

PERUGIA – La top ten delle imprese umbre, stilata da Acacia group, che prepara il Challenge della metà di dicembre, ormai un appuntamento top della stagione economica umbra, racconta di un 2021 come momento di importante recupero del tessuto produttivo regionale, capace di resistere durante la pandemia e nel contempo di porre basi per una ripresa consistente, non appena ci sono state le condizioni.

Del 2022 si dirà al Challenge, ma gli elementi di incertezza e le difficoltà sono presenti, al pari del resto d’Europa. Tenendo presente che sorprende sempre la capacità di tenuta dei campioni regionali, insieme alla creatività e alla qualità delle imprese più piccole.
Ma, al di là delle conferme della situazione nazionale, dal lavoro di riferimento per tutti fatto da Acacia group e da Francesco Pace, va tenuti presenti un allarme e una prospettiva.
L’allarme: le piccole e medie imprese stanno soffrendo, oltre il caro bollette, di una crisi che sta assumendo proporzioni che suscitano preoccupazione. Non sempre funziona la flessibilità e la capacità di adattamento. Spesso si pagano le piccole dimensioni, le difficoltà di accesso al credito (non ci sono più – o quasi più – referenti locali) insieme ai rovesci del mercato. I sensori della politica umbra devono essere molto attenti per correre ai ripari, dove possibile, e per rendere meno pesanti i contraccolpi regionali alla crisi internazionale.
Ora la prospettiva: “dialoghi costruttivi” e “buone relazioni”, che non a caso Acacia group promuove, possono alleviare gli effetti delle (si spera momentanee) difficoltà e permettono di impostare un futuro che deve essere all’insegna – come sottolineato da Francesco Pace – della sostenibilità e dell’innovazione”. Da qui non si esce. Non esistono alternative. I rischi ci sono, ma le occasioni possono essere anche maggiori. Ecco perchè Pace e la sua Acacia parlano sempre di challenge, sfida. Il futuro nasce sotto il segno della sfida.
Ps. La conferma che i giganti dell’Umbria sono quelli della Grande distribuzione e non segnano il passo, anzi, mostrano vitalità straordinaria, è un dato consolidato della classifica Acacia group. L’altro dato è Cucinelli, con i suoi utili fuori dall’ordinario e la sua rincorsa al miliardo di fatturato – caldeggiato dai fondi Usa – che prosegue senza pause.
Invece una riflessione a parte va fatta per l’acciaio. L’Ast è tornata in mani italiane al momento giusto: immaginate cosa sarebbe successo con la crisi indotta dai costi energetici, moltiplicati per mille per le aziende energivore come le acciaierie, se ci fosse stata una multinazionale al posto degli Arvedi. Da qui la necessità di un “patto di acciaio per l’acciaio”, come già sostenuto da Umbria7, tra azienda, lavoratori, città e regione. Un patto che si fa nell’unico modo possibile: dialogando. Ma dopo essersi ascoltati.

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