abbazia Sant'Eutizio in Preci

Valnerina terra ricca di arte: alla scoperta dell’abbazia Sant’Eutizio in Preci

L’arcivescovo di Spoleto Renato Boccardo: «Il complesso sarà recuperato in ogni sua parte»

di Carlo Favetti

PRECI (Perugia) – Il terremoto, come tutti sanno, ha colpito con violenza nel corso degli ultimi anni il territorio della Valnerina, arrecando importanti danni a persone, cose, soprattutto al patrimonio storico artistico. Uno dei monumenti più singolari e importanti sotto vari aspetti che ha creato clamore per la sua alquanto parziale distruzione è l’abbazia e il complesso monastico di Sant’Eutizio di
Preci in Val castoriana.

Bene, a detta dell’arcivescovo di Spoleto monsignor Renato Boccardo il complesso verrà recuperato in ogni sua parte entro il più breve tempo.
Sant’ Eutizio è un libro aperto, una sovrapposizione di stili di tutti i tempi ed epoche. Molti arredi e suppellettili, in parte distrutte e in parte al museo diocesano di Spoleto, ci parlano di esso. Questi ultimi, testimoniano il valore e la ricchezza che hanno distinto l’insigne monumento.
Ma andiamo con ordine.
Qui il pluteo della fontana e frammenti scolpiti, le colonne monolitiche arenarie della cripta sono chiari esempi di epoca longobarda. Del periodo romanico sono invece il portale del 1190 e il rosone in stile umbro, abbellito da colonnine, ai quattro lati dai simboli degli evangelisti; si fa risalire all’anno 1236. Il primo chiostro fu abbellito nel XIV secolo; vicino alla porta di accesso, è situata l’antica ara pagana che funge da altare. Sulla lunetta del portale si parla di uno degli abati più importanti che hanno dato vigore e fortuna al luogo: «Umile abate Teodino, fu primo in quest’opera. Quelli che qui passano preghino incessantemente Dio per lui. La sua anima sia benedetta da Dio. L’anno millesimo centesimo novantesimo. Mastro Pietro fece il portale mentre era Priore Giovanni» (A.Fabbi).
Nel 1375 la chiesa fu ampliata sia in lunghezza sia con l’innalzamento del presbiterio e abside poligonale con costoloni sullo stile gotico.
Nel 1450 l’interno fu abbellito dal coro in stile gotico e la Croce realizzata da Nicolò da Siena. L’interessante polittico, ora al museo diocesano di Spoleto, era situato nella sacrestia.
Quello che rimane una testimonianza della fede e della devozione ai santi eremiti fu realizzato nel 1514 dall’abate Polidoro Scaramellotti di Preci, che ordinò, nel coro, il monumento in pietra (sullo stile di Rocco da Vicenza) contenente le reliquie dei Santissimi Eutizio e Spes. Il coro ligneo fu realizzato invece da artigiani locali nel 1519.
Il reliquiario del Santo è conservato al museo diocesano e risale al 1544.
L’abate Crescenzi apportò ricchezza di reliquiari e suppellettili, opere d’arte di grande pregio.

Crocifissione tra due angeli e tra i Santissimi Eutizio e Spes

Fortunatamente il terremoto non ha distrutto per sempre l’interessante tela del Pomarancio (all’epoca dell’evento sismico ubicata al museo diocesano di Spoleto) del 1602 raffigurante una Crocifissione tra due angeli e tra i Santissimi Eutizio e Spes.
Oltre al Crocifisso di Nicolò da Siena, questo dipinto del Pomarancio, è di grande pregio e vale la pena parlarne magari a sommi capi.
Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio nasce a Pomarance provincia di Pisa 8 settembre del 1552. Morirà a Roma nel 1626. Allievo di Niccolò Circigliani dal quale derivò il nome. Il suo stile, puro del manierismo toscano e il naturalismo caravaggesco. Dipinse affreschi nella sala vecchia del Quirinale, in Santa Maria in Aracoeli, in Sant’ Andrea della Valle, nel transetto in San Giovanni in Laterano (attorno al 1600). Inoltre, dipinse ai palazzi Crescenzi e Mattei nel 1603. A lui si riferiscono i dipinti alla sala del tesoro presso la sacrestia nella basilica della Santa Casa di Loreto.
Ora passiamo a conoscere la tela della Crocifissione.
Il dipinto su tela, come detto, è del 1602. Raffigura il Cristo in croce, una delle tante sue ripetizioni di soggetto, presenti nelle chiese del comprensorio. Qui il Crocifisso ha nei lati, due angeli in volo, mentre ai piedi della croce, stanno i Santi Eutizio e Spes con piviale riccamente decorato. I Santi reggono in mano, ognuno un artistico pastorale. Possiamo sicuramente affermare la bellezza dei volti dei due, grazie alla buona resa dei colori, linee, forme e ombre; ottima la fattura soprattutto del drappeggio dei camici.
Insomma anche in quest’opera, emerge un Pomarancio manierista con una eccellente dose di naturalismo caravaggesco (chiaroscuri e ombre), qualità non comune agli artisti operanti nel periodo.

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