di Carlo Favetti
SANT ANATOLIA DI NARCO (Perugia) – Siamo volati in altura stavolta tra monti gole frastagliate verdeggianti pinete immensi prati dove gli armenti pascolano indisturbati e silenziosi …… Qui il lupo ulula ancora alla bianca luna nelle fredde notti stellate; gironzolano le volpi indisturbate perché qui’ tutto e’ pace, silenzio; qui sempre profumo di erbe a primavera, di fieno e fiori in estate. Gavelli (clavelli) un gioiello di castello dell’alta montagna umbra, addormentato tra i monti Coscerno e Civitella.
Un luogo strategico e di controllo di vie montane a cavallo tra tre regioni: Lazio, Abruzzo e Marche. Fu fin dall’ antichità, soggetto alla citta’ di Spoleto seguendo sempre le vicende e accadimenti sin dall’antico ducato longobardo. Il paese si presenta con tutta la sua originalità, anche se lo spopolamento si fa notare soprattutto in periodi come questo, mentre in estate si popola di turisti ma anche di locali che tornano al paesello natio per le ferie estive per godersi la frescura e l’aria pura. Localita’ climatica, si trova a 1152 slm. Molte sono le cappelle ricche di dipinti, da visitare, sparse un po’ ovunque fuori e dentro il paese. La parrocchiale di San Michele Arcangelo dove sul portale è scritto: MICHAELIS TEMPLUM IN EO DEVS ADVENI 1587. Interno, copertura a capriata; il Battistero in pietra del XVI reca scolpito la Vergine, il Cristo Risorto e gli Apostoli. Sulla parete di sinistra si aprono quattro nicchioni: nel primo un affresco della scuola dello Spagna dove sulla calotta e’ raffigurata la Vergine col Bambino tra teste cherubiche e angeli adoranti; nel tamburo, sullo sfondo, un paesaggio umbro, vi sono riprodotti in preghiera i Santi Antonio da Padova, Francesco e Gerolamo con il leone accanto. L’ opera è stata terminata dal discepolo de’ lo Spagna Giovanni di Girolamo Brunotti. Nel secondo nicchione: nella lunetta la Pieta’ con i simboli della passione, al centro la Croce, a seguire la colonna con flagelli, la canna con spugna, la lancia la scala e il volto del soldato che sputa; segue San Pietro con l’ancella che lo tenta, le mani di Pilato che si lavano, la mano di Giuda con i danari. A destra il gallo, mano con il pugnale che taglia l’orecchio sanguinante, il corno, il secchiello, la lanterna, tenaglie e martello. Nel tamburo cinque figure di Santi: Leonardo, Agostino, Bernardino da Siena, Antonio Abate, Sebastiano tutti con il simbolo del loro martirio. Sul lato sinistro del nicchione San Biagio. In alto lo stemma della famiglia Colangeli. Sul pilastro destro la Vergine Lauretana e altre figure di Santi come un San Sebastiano sempre de’ lo Spagna. Nel terzo nicchione troviamo: nel catino l’Eterno Benedicente tra due angeli adoranti; nel tamburo la Madonna seduta in trono col Bambino, a sinistra San Macario, segue San Giacomo. A destra San Filippo e un altro Santo. Sotto la figura della Madonna si legge la data A. SALUTIS M.D.V. MENS. OCTOBRIS. Queste figure, di stile Abruzzese, assai diverse dai precedenti, sono più vicine alla mano di Nicolo’ Filotesio, mentre, altri critici, attribuiscono nell’eugubino “Petto” attivo dal 1460. Nel quarto nicchione i dipinti sono di Giovanni di Pietro detto Lo Spagna e del suo allievo Giovanni di Girolamo Brunotti. La parte più interessante sono i dipinti che occupano tutta l’abside con Vergine e Bambino, Angeli, Santi, con le storie di San Michele Arcangelo sul Gargano 1518. Nel finto pilastro di destra si legge: IOHANNE HYSPANO PENTORE MDXVIII. ( Il Vasari, il Sansi e Crowe lo definiscono la più importante figura tra gli imitatori del Perugino dopo Raffaello. Lo Gnoli ( pittori e miniatori dell’Umbria) definisce Lo Spagna “buon pittore ma di scarsa originalità”…..Il Fausti lesse nel registro dei morti la data della morte: die 9 octobris MCCCCC XXVIII havemo la morte de lo Spagna pentore, 4 torce. Insomma una chiesa di un piccolo paese, preziosissima di opere d’arte commissionate ad un artista in voga all’epoca come lo Spagna. In particolare l’affresco che rievoca la leggenda del Gargano e’ di grande importanza soprattutto perché attesta, e dà vanto, alle origini longobarde del territorio.




