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Ecco il piano per la nuova sanità, la mission: più letti e strutture per recuperare i 30 milioni che escono dall’Umbria

SPOTLIGHT di MARCO BRUNACCI | Salgono i posti negli ospedali di Perugia (809) e Terni (562). Il privato più 2%, il pubblico resta all’88%. È una scelta espansiva che andrà pagata. Qui è il punto: la sfida è azzerare la mobilità passiva (pazienti umbri che vanno fuori) e migliorare quella attiva

di Marco Brunacci

PERUGIA – Tutto quello che c’è da sapere sul Piano dei fabbisogni in sanità e che cambia l’approccio della sanità umbra di domani.
I posti letto, per cominciare: si è trovato il modo di aggiungere 95 posti privati in più nella provincia di Terni, senza togliere nulla ai 282 di quella di Perugia. La sanità super pubblica umbra non sarà certo stravolta da questo incremento del privato (2%), che porta le proporzioni a 88% pubblico, 12% privato. Poi diciamo il resto.

Nel pubblico il Ternano raggiunge quota 702, 562 posti nell’ospedale di Terni, il massimo avuto dalla città, volendo contare anche le barelle nei corridoi, 140 in quello Narni-Amelia.
Se tutti gli occhi erano puntati su Terni, va però considerato molto importante anche il risultato di Perugia, che mantiene i 282 posti privati e raggiunge gli 809 pubblici. Il necessario per programmare eccellenze.
Per Perugia e Terni parte anche la razionalizzazione dei reparti (guerra a doppioni e triploni sfidando ogni mal di pancia), che sarà fatta insieme all’Università. Uno perché si è scelta opportunamente la formula dell’Azienda integrata universitario ospedaliera. Due perché non si poteva fare altrimenti, visto il ruolo determinante dell’Università nella sanità umbra da decenni. E sarebbe un bel regalo per l’anno nuovo se smettessero di suonare certi inutili tromboni che se la prendono col potere dell’Ateneo in sanità, dimenticandone il fondamentale apporto.
Si recuperano ufficialmente due ospedali, quello di Città della Pieve, di frontiera, e quello di Norcia, come presidio per la Valnerina.
Viene mantenuto un pronto soccorso che poteva anche non esserci nella rete: Umbertide.
Non sfugge che tutto il Piano è centrato sulla patologie acute. Si punta sulle esigenze degli acuti per spostare negli ospedali di comunità i lungodegenti, i cronici. Migliorando – si spera – la situazione di entrambi i gruppi.
Il Piano ha una prospettiva espansiva, come si vede. Con i rischi di bilancio che comporta.
E qui si arriva al dunque.
Come si regge questo Piano nel contesto di una sanità largamente indebitata (tanto anche per colpa dei Governi nazionali)?
La sfida è questa: aggiungendo posti letto, comfort, nuove strutture, quota privata, ponendo le premesse per recuperare eccellenze, la sanità umbra deve tornare attrattiva rispetto alle regioni limitrofe.
Il dato strutturalmente in assoluto più negativo degli ultimi dieci 10 anni è quello relativo alla mobilità passiva: pazienti umbri che scelgono di farsi operare e curare in altre regioni. Con un fiume di soldi che escono dall’Umbria. La cifra? Ormai siamo vicino a 30 milioni di euro.
La mission è precisa: fare di tutto per recuperare questi soldi. Detta con garbo: aumentare di netto la produttività del sistema sanitario regionale.
La sfida è di quelle davvero complicate, ma ormai è lanciata.
Se funziona sarà un ulteriore salto di qualità. Altrimenti? Pronti, cari cittadini umbri, a mettere mano al portafogli.
Da oggi un motivo in più per tifare per chi decide la sanità in Regione e per i manager della sanità (con un pensiero anche all’Università).

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