PERUGIA – Sei persone e una società finite nel registro degli indagati perché ritenute «responsabili a vario titolo di aver allestito attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti e violazioni inerenti le normative antincendio». Lo comunica una nota del procuratore Raffaele Cantone che riassume un’indagine dei carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Perugia per cui sono stati notificati gli avvisi di conclusione delle indagini.
Un’indagine che parte dall’attività investigativa nata in seguito all’incendio divampato all’interno del centro recupero rifiuti Biondi di Ponte San Giovanni nel marzo del 2019.
Gli approfondimenti compiuti nel tempo hanno permesso ai militari di «appurare – scrive Cantone – le cause dell’incidente, riconducibili ad un corto circuito dell’impianto elettrico di un trituratore mobile di rifiuti; inoltre venivano rilevate irregolarità circa l’adeguamento dell’impianto antincendio e l’immagazzinamento di una quantità di rifiuti superiore a quanto autorizzato. I successivi accertamenti investigativi hanno messo in evidenza ulteriori criticità circa il trattamento dei rifiuti dal 2016 al 2019. Sono emerse condotte reiterate di abusiva gestione (in fase di “raccolta, trasporto, trattamento, recupero e commercializzazione”) di rifiuti speciali pericolosi e non, sottoposti ad operazioni di trattamento solo dal punto di vista “cartolare», con la predisposizione e l’utilizzo di formulari di identificazione di rifiuti recanti dati “incompleti o inesatti” ovvero falsi. Il quantitativo di rifiuti irregolarmente gestiti è stimabile in circa 9000 tonnellate, una quantità destinata ad essere sottoposta ai trattamenti previsti dalla normativa di settore, ma che di fatto veniva diretta verso altri centri di recupero o destinata illecitamente in discarica».
Gli indagati, da considerarsi non colpevoli, ora avranno modo di difendersi e dimostrare la correttezza del proprio operato.


