di Sauro Cristofani*
PERUGIA – Nelle ultime settimane si è sviluppato su queste pagine, un interessante dibattito sulla situazione politica a Perugia, con particolare riferimento al ruolo del civismo nelle passate e future
competizioni elettorali cittadine, che ha visto come protagonisti Giampiero Rasimelli, Ruggero
Ranieri e Andrea Fora.
Dibattito sicuramente stimolante a cui vorrei portare il mio contributo.
Non posso non partire dalla valutazione di cosa è oggi il capoluogo della nostra Regione e lo faccio
iniziando proprio dalle parole di Andrea Fora: “Perugia si è addormentata, rinunciando ad
interpretare il suo ruolo guida”. Affermazione che condivido e dalla quale dobbiamo iniziare.
Perugia oggi è una città sopita, smarrita, rannicchiata su se stessa, senza uno slancio verso il futuro,
più semplicemente, senza una visione.
Una città che non sa leggere e vedere il suo futuro, chiusa in un’ordinaria e non sempre efficiente
amministrazione. Non svolge più quel ruolo di guida e traino dell’intera regione. Eppure Perugia è
sempre riuscita ad uscire da un provincialismo dove, le proprie dimensioni, la potevano relegare.
Grazie alle sue due Università e a tante altre istituzioni culturali (penso al Conservatorio,
all’Accademia di Belle Arti ed alla Galleria Nazionale) è riuscita sempre ad essere agganciata
all’Europa, più di altre realtà di pari dimensioni.
Innovativa nelle sue scelte: dalle aree pedonali, prima fra le città italiane, alla mobilità alternativa,
alla realizzazione del verde urbano, alle grandi mostre, agli eventi di grande spessore culturale che
l’hanno resa famosa nel mondo (Umbria Jazz, Sagra Musicale Umbra, Festival internazionale del
giornalismo) ed alle manifestazioni di risonanza nazionale (Eurochocolate).
Di tutta questa vitalità, oggi, purtroppo, ci sono solo alcune traccie che peraltro non riguardano
l’attività dell’amministrazione comunale e l’unica cosa che abbonda è la mancanza di idee, di una
visione. Mercato coperto, Teatro Turreno e San Francesco al Prato, tre grandi contenitori in attesa di
progetti concreti e credibili volti a rilanciare l’attrattività di Perugia sul piano culturale e turistico.
Senza nessun campanilismo, ma se non brilla Perugia non brilla l’Umbria.
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Ad otto anni dal cambio di maggioranza alla guida del Comune di Perugia, è quindi lecito
domandarsi se quella richiesta di cambiamento e di novità che la città chiedeva sia stata soddisfatta.
Richiesta di cambiamento che i partiti del centrosinistra, PD in testa, non hanno saputo capire ed
interpretare, troppo schiacciati sull’amministrare e poco attenti nella costruzione di una nuova
visione che la città chiedeva. Un’analisi di una sconfitta purtroppo non ancora portata a termine.
Credo che invece quella richiesta di novità ed innovazione sia più che mai attuale.
Dobbiamo affermarlo senza reticenza: molti degli slogan dopo otto anni sono rimasti vuoti: città più
sicura, modernizzazione, crescita economica, benessere, alta qualità della vita, ecc.
Chiedono invece, ancora, una svolta significativa:
le famiglie perugine, dove una su dieci vive al limite o al disotto della soglia di povertà.
Lo chiede chi è alla ricerca di un lavoro dignitoso e che lo faccia uscire dalla precarietà e da uno
stipendio al disotto della media nazionale.
Lo chiedono gli anziani soli, sempre più numerosi in una città con il 25% di over 65, e che in più di
200 attendono di entrare in una struttura.
Lo chiedono le imprese che si aspettano, dagli ingenti investimenti del PNRR, risposte alle loro
richieste di crescita e di rilancio economico.
Lo chiedono le due prestigiose Università, che per restare agganciate all’Europa hanno bisogno di
una città accogliente ed innovativa, che offra agli studenti non un selvaggio mercato degli affitti, ma
un ambiente e una mobilità appropriata che riempia i tempi “non di studio” e favorisca la loro
crescita umana e civile.
Lo chiedono i residenti e le attività economiche del centro storico, con i preoccupanti numeri
riguardanti il calo di entrambi, e in attesa di vedere riempiti i grandi vuoti ancora presenti e
colpevolmente in ritardo nella loro realizzazione.
Lo chiedono i quartieri della nostra città desiderosi di un nuovo rilancio che ne esalti le proprie
identità, come dimostrano le numerose associazioni nate, soprattutto dopo la chiusura delle
circoscrizioni.
Per dare risposte a queste nuove esigenze serve una progettualità altrettanto innovativa, che
coalizioni composte da singoli partiti corrono il rischio di non saper dare. L’offerta politica fatta
della somma di sigle di soli partiti, corre il rischio di non essere sufficiente, specialmente a livello
locale, a dare le risposte necessarie alle richieste dei cittadini/elettori. L’alta percentuale di
astensionismo registrata anche nelle ultime elezioni nazionali ne è una triste riprova.
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C’è oggi uno spazio politico, soprattutto a livello degli enti locali, che i partiti non riescono a
coprire e su cui è doveroso interrogarsi. Uno spazio politico lasciato libero, che le liste civiche e i
movimenti civici hanno spesso saputo coprire e rappresentare in quanto in grado di proporre idee
progettuali in linea con le esigenze dei territori e delle diverse categorie sociali e risorse umane
credibili, certamente collocabili all’interno di un’area politica, ma difficilmente dentro ai confini di
un partito.
Il percorso politico da compiere, da qui alle elezioni amministrative del 2024, è dunque quello di
lavorare per costruire l’incontro tra le forze politiche del centrosinistra ed il ricco mondo civico
presente in città nelle sue varie espressioni culturali: cattolico, laico,liberale, socialista e riformista.
Per il PD di Perugia sarà una doppia sfida: da una parte tornare a confrontarsi con la sua base, con i
territori, e non tanto per allargare i confini della propria rappresentanza, ma soprattutto per
recuperare un dialogo con le forze progressiste, civiche e partitiche, dall’altra costruire con esse un
progetto innovativo per Perugia, ancorato alla sua storia di città democratica, accogliente ed
internazionale.
L’incontro tra partiti del centrosinistra e civismo può dare origine ad una nuova stagione che può
portare Perugia ad essere guida economica, culturale ed amministrativa dell’intera regione.
Questo percorso e queste idee devono necessariamente trovare spazio e cittadinanza in questa fase
congressuale per un nuovo PD . Congresso quindi non come ennesima conta, ma come occasione
per un sereno confronto tra le varie tesi, dove ognuna delle stesse è fondamentale per la crescita ed
il futuro del partito, a prescindere dal segretario eletto, e che, proprio per questo, necessitano di una
sintesi.


