Il carcere di Capanne a Perugia

Fiamme e rabbia al carcere di Perugia: detenuto dà fuoco a materasso, sgabelli e tavolo

Per il Sappe occorre attenzione da parte dell’amministrazione penitenziaria: troppi detenuti di difficile gestione e grave carenza di organico

R.P.

PERUGIA – Giornata tesa al al carcere di Capanne di Perugia dove lunedì 13 febbraio è accaduto un altro atto di violenza, dopo l’aggressione avvenuta a inizio mese, che avrebbe avuto conseguenze tragiche se non fosse stato per il tempestivo intervento degli agenti di polizia penitenziaria.

A denunciare l’accaduto è Fabrizio Bonino, segretario nazionale per l’Umbria del Sindacato autonomo polizia penitenziaria: «Alle 15, un detenuto tunisino di circa 40 anni ha incendiato nel corridoio della sezione Circondariale un materasso, due sgabelli e un tavolo. Dall’enorme quantitativo di fumo si è dovuto evacuare tutta la sezione e mettere in sicurezza gli altri ristretti, circa 45. Grazie all’intervento tempestivo degli agenti di polizia penitenziaria in servizio si è provveduto a spegnere l’incendio e riportare l’ordine e la sicurezza all’interno della sezione stessa. Tre poliziotti e un sovrintendente sono poi stati accompagnati presso il nosocomio cittadino per essere sottoposti a cure e dimessi in tarda serata con prognosi di vari giorno. Un episodio grave, che va contestualizzato in una realtà operativa assai precaria, dove sempre ieri un altro detenuto psichiatrico ha colpito con una testata al volo un altro agente. Il carcere di Perugia, per la presenza di detenuti di difficile gestione e per la grave carenza di organico, è una polveriera e merita la giusta attenzione da parte dei vertici dell’amministratore penitenziaria».

Per Donato Capece, segretario generale del Sappe: «Servono interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto. La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere: certo non indulti o amnistie. Espellere gli stranieri detenuti in Italia, per fare scontare loro la pena nelle carceri dei Paesi di origine, potrebbe già essere una soluzione, come anche prevedere la riapertura degli ospedali psichiatrici giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario. La polizia penitenziaria è veramente stanca di subire quotidianamente gratuite violenze per l’incapacità di una amministrazione che non riesce ad intercedere ai livelli politici competenti, anch’essi sicuramente non esenti da gravi responsabilità».

Impietosa la denuncia di Capece, che esprime solidarietà ed ha parole di apprezzamento per la professionalità, il coraggio e lo spirito di servizio dimostrati dai poliziotti penitenziari di Capanne a Perugia: «Tutti i giorni i poliziotti penitenziari devono fare i conti con le criticità e le problematiche che rendono sempre più difficoltoso lavorare nella prima linea delle sezioni delle detentive delle carceri, per adulti e minori. Mi riferisco alla necessità di nuove assunzioni nel Corpo di polizia penitenziaria, corsi di formazione e aggiornamento professionale, nuovi strumenti di operatività come il taser, kit anti aggressioni, guanti antitaglio, telecamere portatili, promessi da mesi ma di cui non c’è traccia alcuna in periferia».

presentazione Festa degli agricoltori 2023

Assisi, Bastia Umbra e Spello le città toccate dalla Festa degli agricoltori 2023

Maria e Settimio

Maria e Settimio: a Città di Castello una bella storia d’amore nel giorno di San Valentino