di Marco Brunacci
TERNI – Pd, riunione urgente stasera della mozione Bonaccini con i leader nazionali Alfieri e Benifei.
Il caso Terni, segnalato da Umbria7, diventa così un caso nazionale.
A San Valentino Terni si scopre innamorata di Cuperlo e questo è perfino comprensibile: il segretario cittadino Spinelli era schierato con lui e la città storicamente subisce il fascino del mood Ingrao.
Fatto sta che Cuperlo nella sua città, Trieste, ha preso poco più del 20% dei consensi mentre qui è volato quasi al 50.
Ma è la percentuale di Bonaccini a far suonare il campanello d’allarme: per lui poco più della metà della media regionale.
In tutta la provincia ternana, poi, il governatore ormai nuovo segretario del partito (salvo improbabili sconvolgimenti), è davanti alla Schlein soltanto per qualche decina di voti.
Ecco il perché del summit riservatissimo via Zoom.
Si immagina che la riunione sarà un focus, non tanto sugli avversari di Bonaccini (oltre Spinelli, va calcolato il fattore Marina Sereni, schierata con Schlein), bensì sull’operato di chi rappresenta la mozione a Terni, quindi il decano Fabio Paparelli.
Il risultato non positivo di Bonaccini rispetto alla media regionale e nazionale, sarà dovuto anche all’insofferenza di una parte del Pd ternano nei confronti del vecchio nume tutelare?
Non bisogna avere la palla di vetro per anticipare che questo sarà il tema della riunione urgente con i leader nazionali della mozione.
Si discuterà probabilmente, ma con meno trasporto, delle eccezioni della provincia perugina.
A Todi figuraccia di Magni ma dovuto alla ottima performance di Vannini, un giovanotto credibile e vivace, schierato con Schlein.
Al Trasimeno bisognerà approfondire, oltre al caso Chiodini-Magione, anche Città della Pieve e qualche altra situazione.
Il secondo round delle primarie Pd in Umbria, il 26 febbraio, nei gazebo, consacrera’ Bonaccini super segretario anche in Umbria?
Dopo la riunione di stasera magari si, ma comunque vada il governatore non deve preoccuparsi più di tanto: qui votarono Renzi segretario quando nel resto d’Italia (Toscana esclusa) avevano scelto Bersani. E allora erano i tempi del Pd-gigante rosso. Tempi che non sembrano tornare.


