TERNI – «I grandi marchi in fuga da un centro immerso sempre più nel degrado e nella sporcizia, anche grazie alla politica che ha favorito la corsa verso l’ennesimo centro commerciale».
La reazione del consigliere dei Cinque Stelle Federico Pasculli, alla chiusura di Benetton in corso Tacito, è una delle tante. Dopo l’ultima saracinesca abbassata la città si sveglia con l’amaro in bocca: «Non se ne può più», «Il centro sta morendo», «Fuggono tutti», «Siamo alla frutta». Benetton c’è sempre stato a Terni e proprio in corso Tacito. Negli anni Ottanta occupava i locali che oggi sono di un’altra grossa catena, ma dell’intimo. Poi più giù in direzione fontana dello Zodiaco, e ancora “in cima” accanto a Pazzaglia e di fronte a Mode Manni, dove adesso gli scaffali sono completamente vuoti. C’è l’insegna, ma non si sa per quanto tempo ancora. E comunque è spenta. Le persone sono dispiaciute e le associazioni di categoria preoccupate. Ma i dati – del Centro studi Confcommercio e della Camera di Commercio – fotografavano una città incolore, in sofferenza, sempre più povera. Ai numeri, al turnover di chiusure e aperture, all’analisi fatta dal presidente di Confcommercio Terni Stefano Lupi, si aggiungono le immagini della città dell’acciaio: sempre più trasandata, sporca, continuamente invasa da auto in divieto di sosta, con isole pedonali fuori controllo. «La fotografia letta attraverso l’analisi dei dati macroeconomici più significativi, evidenzia un orizzonte sempre più allarmante. Nel corso degli anni vi è stata una progressiva ed irreversibile riduzione di attrattività che ha fortemente limitato lo sviluppo economico e sociale della nostra area» – così Lupi. «Come principale associazione del terziario siamo molto preoccupati per la tenuta delle piccole imprese e dei lavoratori autonomi del settore. Per molte attività del commercio e dei servizi – aggiunge Lupi – le prospettive di futuro sono davvero complicate. Oggi più che mai, serve una visione integrata ed un approccio sistemico alle politiche territoriali».
