di Angelo Drusiani
TERNI – “Apro gli occhi e ti penso / ed ho in mente te….” Non so per quale ragione, ma la canzone, che io ricordo cantata dall’Equipe 84, mi ha fatto pensare che quando apro gi occhi, generalmente nel momento in cui mi sveglio, non so se davvero penso a situazioni passate o, spero, future, o, semplicemente, penso ad alzarmi da letto. In realtà, in questa fase del globo, e del nostro Paese, i pensieri di ciò che caratterizza la vita del globo sarebbero tanti.
Nell’ordine, dovrei pensare a che dire, in conferenza, a quali potrebbero essere le prospettive economiche e finanziarie non tanto e non solo dell’Italia, ma anche di Eurozona, senza finire oltre Atlantico. E che direi? Che non sono pessimista, al di là delle differenti ipotesi dul futuro del costo della vita, del ritorno a valori normali, il 2% annuo. Delle prossime decisioni sia della Banca Centrale USA, sia di quella di Eurozona. E pure di quella del Regno Unito, che improvvisamente bussa alle porte dell’Unione Europea, da cui uscì precipitosamente, grazie all’esito di un referendum che proponeva l’alternativa tra rimanere ed andarsene. Che la storia dell’uomo, dei Paesi, dei Continenti si ripete, non sempre in fotocopia, ma a grandi linee, sì. E, ultimo, ma non meno importante di altri argomenti, meglio investire i capitali di cui si dispone nel comparto azionario o nel comparto obbligazionario? E subito si pensa alla propensione al rischio, che è altissima oltre Oceano, negli Stati Uniti, ma bassa, non bassissima ma quasi, nel vecchio Continente. Dove l’attenzione si focalizza soprattutto sull’acquisto di titoli di Stato, tedeschi, francesi, spagnoli, ma, da noi, soprattutto, italiani. Che, al di là delle notizie relative allo “sforamento” del tetto del debito, attribuito agli effetti del 110% in campo edilizio, è più che mai presente nei dibattiti e sulle pagine della stampa, perché da lunedì sarà in offerta la diciannovesima emissione del BTP con cedole che rincorreranno l’incremento del costo della vita rilevato nel nostro Paese. Il BTP Italia, in questa occasione con scadenza quinquennale. Piacerà? Quanto piacerà? Abitassimo nel Regno Unito, probabilmente si aprirebbe un “botteghino” per le scommesse.
Scrive Alda Merini ne “Il mio passato” : “Il passato ed il futuro non sono realtà ma solo effimere illusioni.”
Tra la poesia che da sempre mi affascina e i mercati finanziari, che da tanti anni caratterizzano il mio divenire in questa fase della vita, ho cercato di capire che rappresentino il passato ed il futuro. Non tanto del percorso di vita di ognuno di noi, ma di ciò che ci circonda e ci coinvolge, anche se, probabilmente, neppure ce ne accorgiamo. E, come spesso accade, sono scivolato in un grafico, nell’ennesimo grafico che accompagna soprattutto le presentazioni del comparto finanziario, ma anche di altre tipologie di attività rivolte all’educazione.

Il grafico riporta il costo della raccolta che il Dipartimento del Tesoro italiano paga agli investitori interni ed internazionali per finanziare l’attività dello Stato, compreso il pagamento degli interessi a carico del debito pubblico e il rimborso delle vecchie emissioni giunte alla data di scadenza. L’impennata del costo della raccolta stessa che caratterizza la parte finale del grafico esprime tutto ciò che da un anno circa a questa parte ci fa dibattere, ci tiene sospesi tra rialzi più o meno corposi dei tassi d’interesse delle Banche Centrali e degli emittenti governativi. Perché il costo della citata raccolta, naturalmente di capitali, meglio precisarlo perché sopra l’ho tralasciato, si riflette indirettamente sul livello della tassazione a carico di noi cittadini. Ed è evidente che l’attuale risalita dei rendimenti, che dal minimo riportato in rosso, sfiora il 4%, è ancora inferiore al 5,38 per cento dell’ultimo, sostanzioso rialzo riportato nel grafico, ma certo non particolarmente distante. E, in questo caso, il passato ed i presente non sono effimere illusioni, ma continue oscillazioni, a volte anche dannose, molto dannose. Per concludere che “C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico” tratto dall’”Aquilone” di Giovanni Pascoli, per sottolineare che cambia, cambia, ma che molta parte della vita del Pianeta spesso si ripete. Come la rotazione del Pianeta su se stesso, anche se, a volte, con variazioni impercettibili, per noi, della rotazione stessa.
“Dulcis in fundo” si rianima il dibattito sulla riduzione delle giornate lavorative, che potrebbero scendere a quattro settimanali dalle odierne cinque, per molte tipologie di attività. Naturalmente, e giustamente, a stipendi invariati. Anche perché come si posizionerebbero i consumi delle famiglie, se gli accrediti mensili dovessero diminuire? Non piacerebbe granché una simile ipotesi. Soprattutto in una fase economica tutt’altro che semplice come l’attuale che si sta attraversando. Però l’idea non è da sottovalutare, non solo perché la fine della settimana si allunga e ci si potrà dedicare a più vacanze brevi, rispetto ad ora. Ma anche per dedicarsi, che so, a più attività sportive, alla lettura (sto sognando), al volontariato (non sto sognando, perché è abbastanza frequentato), ma anche ad un impiego aggiuntivo, se si necessita di maggiori entrate finanziarie. Al di là dei miei pochi appunti, se si addiverrà a questa soluzione, che riguarderà soprattutto le aziende di grande dimensioni o quelle modernamente strutturate, sarò e saremo di fronte all’ennesimo cambio di abitudini, vissuto nel corso della nostra vita.