«Addavenì Bandecchi», ecco perché Perugia somiglia a Terni e crea gli spazi per l’arrivo del ciclone ternano

SPOTLIGHT di MARCO BRUNACCI | Il centrodestra «si sta sinistrizzando, come noi tempo fa pensano di poter durare all’infinito e litigano» (il saggio Agostini), il centrosinistra annaspa tra fluidità nazionale e rigidità locali. Il centro? Moderati che non si moderano. E se arrivasse l’imprenditore giusto…

di Marco Brunacci

TERNI – «Addavenì Bandecchi». Con una battuta divertita, perfino affettuosa nei confronti del ciclone sindaco-presidente ternano, un raffinato conoscitore dei difetti della Perugia politica, apre la strada a un’analisi che va fatta oggi. Tra poco sarà tardi.
Perugia è più uguale a Terni di quanto pensa. E ci sono spazi concreti per un personaggio alla Bandecchi, magari – come dicono – attarverso un imprenditore pronto a candidarsi l’anno prossimo a sindaco e che ne emuli le gesta.

Perugia come Terni? La politica autoctona sta lasciando spazi liberi. Va ricordato che Bandecchi ha annunciato che l’ottimo avvocato Corridore, appena risolto qualche problema ternano, avrebbe fatto rotta su Perugia e non c’è motivo per non crederci.
Innanzitutto: l’avvento di Bandecchi a Terni è nato da un combinato disposto di ricette tossiche dall’una e dall’altra parte politica. Le analisi di oggi sono insensate, superficiali o interessate. O tutte e tre le cose.
Tutto è cominciato col sindaco Latini che ha aperto una stagione di liti continue nel centrodestra, con una serie di scelte fatte in coppia con la vicesindaco Salvati, che hanno ottenuto il risultato di azzerare la Lega e minare gli altri partiti dell’alleanza con una serie di cambi di casacca dei consiglieri comunali di maggioranza che viene il mal di testa solo a provare a ricordare. Mettendo alla porta i problemi delle città.
Il resto del capolavoro lo hanno fatto a sinistra, dividendosi, contro ogni indicazione nazionale e regionale, e consentendo a Bandecchi, con un numero alla fine limitato di consensi, un fenomeno, addirittura nazionale.
Da qui ci trasferiamo a Perugia nei diversi schieramenti.
A. Il centrodestra perugino sta mostrando come sia facile copiare Terni. Un numero non piccolo di protagonisti è dedito – alla loro età – a giocare a Regina Cattiva-Biancaneve, con relativo traffico di mele avvelenate e uno scambio continuo di ruoli. Per di più non c’è alcun principe azzurro in vista.
E il giudizio più ficcante è di un avversario serio, Mauro Agostini, protagonista per anni di politica e potere di Pci-Pds-Ds-Pd, che cala la sua acuta sentenza: “La destra si sta sinistrizzando. Fa come come noi qualche tempo fa. Pensa di poter vincere comunque e si divide, si scontra, pensa di poter continuare all’infinito. Errore letale”.
B. Il centrosinistra. Per Agostini il problema del centrosinistra è che non sta approfittando della debolezza del centrodestra in lite. Attenuanti ce ne sono: il quadro nazionale è quello che è. Ironia della sorte: fluido. Troppo fluido per raggiungere risultati. A livello locale è difficilissimo fare gruppo. Personalismi e massimalismo dilagano. La rigidità provoca l’infarto delle arterie, ma nessuno ne trae conseguenze. Il massimo della competitività è nel giochetto del “lui è peggio di me”.
C. Il centro. Si scambia la fermezza nel fare presenti questioni e temi di interesse comune, con l’esercizio nel rendere roboanti le dichiarazioni e stizzose le prese di posizione. Non c’è niente di più inutile dei moderati che non si moderano.
Prima conclusione (poi facciamo la seconda puntata con nomi e cognomi): con queste premesse se il vincente avvocato Corridore, capo di stato maggiore di Bandecchi, trova il tempo e la voglia di sfondare su Perugia, lo spazio è in grado di trovarlo. A meno che non ci sia un rapido cambio di rotta a destra come a sinistra come al centro.

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