I 7 VIZI GASTRONOMICI / Cosa unisce il mondo dell’olio, Dante e gli Stati Uniti?

UMBRIA 7 CON GUSTO | Dal Padrino al “liquor d’olivo”, il viaggio alla scoperta di un’eccellenza con Diego Diomedi

di Diego Diomedi

Prosegue il viaggio di Umbria7 nei 7 VIZI GASTRONOMICI, un tour nel mondo del gusto attraverso i sette vizi capitali. Si pensi a un pranzo o ad una cena, possibilmente tra amici, conoscenti o addirittura parenti. I 7 vizi, sotto forma gastronomica, usciranno tutti. Dalla gola all’invidia, dall’accidia all’avidità. Basta un banchetto per poter rappresentare i peccati capitali. Ma perderli è proprio un peccato…

Molti cibi ed ingredienti hanno trovato il loro palcoscenico ideale negli Stati Uniti (pensate anche al mondo cinematografico “Il Padrino”, dove l’olio è centrale nel business della famiglia Corleone, nonché veicolo di molti messaggi) e soprattutto con il Miracolo economico italiano. Bisogna precisare però che in epoca romana si raggiunsero livelli qualitativi che, rapportandoli ad oggi, lasciano senza parole. Tornando però alla storia contemporanea c’è un personaggio da osservare. Andrea Costa è forse il più impostante precursore del fenomeno che invade oggi il mercato dell’olio extra vergine di oliva. Siamo nella metà dell’Ottocento e tra i vari commerci introdusse anche quello dell’olio d’oliva. Partendo dall’acquistare partite di olio dalla Sardegna per farle arrivare in Liguria, regione dove si trovava la sede dell’impresa di commerci, estese il suo mercato d’importazione a molte altre regioni del Sud Italia fin quando non coinvolse anche altri paesi del Mediterraneo. Nel mentre la richiesta aumentava sostanzialmente e si aprì un nuovo mercato, quello degli Stati Uniti, dove milioni di italiani erano giunti. L’olio soprattutto nel nome subì delle modifiche passando dal Brand costa alla creazione di una nuova immagine incentrata tutta sul maggior esponente della letteratura italiana, cioè Dante. Nasce così L’olio Dante, l’olio del Sommo Poeta che richiama subito una immagine forte dell’Italia, senza però avere nulla a che fare con l’autore della Commedia. È bene dire che Dante ha avuto un rapporti intenso con questo prodotto. In vita soprattutto con la pianta come quando nella sua opera più importante narra della sua amata Beatrice con una corona d’olivo. E poi quando fa riferimento, si pensa all’olio, nel citare il “liquor d’olivo”.
Dopo la sua morte invece i riferimenti sono al prodotto finale, all’olio. Prendono spunto commerciale i Costa ma anche la città di Ravenna con l’olio dei Colli Fiorentini in omaggio per alimentare una lampada Settecentesca, proprio in onore del Poeta.
Chi ama comunque questo argomento, fatto di incroci danteschi, si consiglia il libro “Conversazioni dantesche”. Curato da Diego Diomedi (io) dove all’interno troviamo interventi come quelli del Prof. Renato Covino, Giorgione e molti atri.
( https://edizionithyrus.com/product/conversazioni-dantesche-olio-dellumbria-una-divina-commedia-cosa-resta-del-medioevo-dantesco-nellumbria-enogastronomia-a-cura-di-diego-diomedi/ )

Tornando all’aspetto commerciale e riprendendo il nostro discorso, questa vicenda di richiami e “giri d’olio”, possiamo trovare il riassunto di quello che avviene oggi in Italia. È opportuno dire subito che produrre olio oggi è molto vicino all’industria che all’artigianalità. Senza la tecnologia non possiamo degustare del buon olio. Dunque, diffidare dalle immagini di antiche fattorie con macine a pietra e damigiane. Oltretutto, a proporre queste immagini, molto spesso sono le grandi aziende, meglio note come oleifici (non frantoi) i quali lavorano partite di oli prevalentemente non italiane. Nel simpatico libro “L’occasione fa l’uomo lardo”, l’autore scrive che all’interno di una bottiglia Made in Italy, l’olio realmente italiano difficilmente va oltre il 10%. Chi può saperlo.
L’invito è sempre lo stesso: visitare i frantoi e acquistare l’olio dai produttori. Conoscere le persone è il miglior modo per conoscere i prodotti.

Diego Diomedi vive a San Gemini, in Umbria. Storico dell’alimentazione e della gastronomia, collabora con “Umbria 7”, “Guide di Repubblica” e “Gambero rosso”. Ha preso parte come moderatore e come relatore a numerosi convegni e tenuto lezioni su tematiche enogastronomiche nelle scuole, all’Università e centri di formazione. Alunno di Massimo Montanari all’Università di Bologna, i suoi principali campi di ricerca sono la storia e l’antropologia alimentare. Collabora inoltre con diverse testate d’informazione. Per Edizioni Thyrus ha curato il libro “Conversazioni dantesche”.

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