di Marco Brunacci
PERUGIA – L’ultimo fuoco d’artificio istituzionale si chiama legge delega sul riordino degli enti locali.
Si mette mano a un ginepraio, d’accordo, ma il Viminale è la Casellati (Riforme) hanno già prodotto un lavoro di base mica male.
La posta in palio è alta: si discute di introdurre il terzo mandato per il sindaco entro primavera. E alla stessa data anche il ritorno all’elezione diretta dei presidenti delle Province.
Come si capisce uno scossone nel pigro scenario politico umbro, che ormai vive solo degli show di Bandecchi.
Il terzo mandato apre in modo del tutto diverso dal previsto (e lo chiude) il discorso sul sindaco di Perugia: se Andrea Romizi si può ricandidare, in virtù della riforma sul terzo mandato dei sindaci, la partita è decisa.
Ma anche l’elezione diretta dei presidenti di Provincia apre scenari: a Perugia se non va in porto l’ipotesi terzo mandato, c’è per il centrodestra il supercompetitivo Romizi, magari contro la Proietti che può lasciare spazio, in Regione, alla disfida Tesei-Laureti.
Per la Provincia di Terni sarebbe un ulteriore test sullo stato di salute del bandecchismo.
Va detto subito che questa delega è molto complessa.
Per il Governo sciogliere i nodi è un’impresa.
Bisogna ritrasferire deleghe dalle Regioni di nuovo alle rinnovate Province.
E su terzo mandato e Comuni sembrano più convinti di procedere nel centrosinistra rispetto alla maggioranza di centrodestra.
Detto tutto questo, il capitolo si apre.
Come finirà? Suspance. Ma già il solo fatto che la legge di riordino veda i blocchi di partenza è sufficiente per mettere in circolo tanta adrenalina.
Candidature in bilico. Tanti giochi da tenere in sospeso.
A Perugia come a Terni.


