Montelago celtic festival 2023

Montelago Celtic Festival irrefrenabile e parte a suon di cornamuse davanti a 15mila spettatori

Neanche il maltempo ferma l’esplosione di magia sull’altopiano di Colfiorito | LE FOTO

di Francesco Bircolotti

FOLIGNO (Perugia) – Tra l’incalzare delle cornamuse e gli scrosci di pioggia, sull’altopiano di Colfiorito la “città nomade”, come la chiamano da queste parti, resiste. E la magia di “Montelago Celtic Festival” ancora una volta può andare in scena davanti a quasi ventimila appassionati (stavolta però a numero chiuso) di tutto ciò che richiama echi di un passato in cui musica, cultura e tradizioni esaltavano natura, misteri e libertà. Il fango la fa da padrone dopo l’illusoria prima giornata di giovedì, ma il popolo “montelaghista” non si ferma, abituato com’è ad andare oltre. Figurarsi stavolta che è l’edizione del ventennale!

Così, mentre gli organizzatori de “La Catasta” si fanno in quattro per garantire lo svolgimento dell’evento e rispettare il fittissimo programma, il pubblico è il vero protagonista di questo mondo parallelo che per tre giorni al confine tra l’Umbria e le Marche sceglie di rivivere le tradizioni dei popoli nordici. Alle 23 di un venerdì disastroso dal punto di vista meteo i biglietti sono andati soldi out per l’ultima giornata, quella di oggi, che rappresenta il clou; già alla prima sera le magliette celebrative erano esaurite; nel campeggio (un’opera d’arte in evoluzione oraria per la fantasiosa capacità dei presenti di abbellirlo ed esprimere le proprie infinite personalità) nessuno batte ciglio se le tende si allagano e c’è da lavorare duro; i fornitissimi stand gastronomici sono presi d’assalto per tutto il giorno e fino all’alba; i dialetti si mescolano e creano un linguaggio universale; c’è un patto ferreo per rispettare le regole perché tutto possa svolgersi al meglio e nonostante le cascate di birra, alcool, ippocrasso e idromele non c’è modo di andare sopra le righe. Per tutti l’obiettivo è trascorrere un festival più divertente e spensierato possibile, tra kilt e costumi di pelle, mantelli e pellicce, trucchi elfici e acconciature fantasy. Ma soprattutto musica: tribale e primordiale sullo sfondo (con i tamburi che non si fermano mai), rievocativa ma con sonorità adattate nei diversi generi alla modernità sul palco del main stage e su quello del Mortimer Pub diventato per tutto il venerdì il principale, essendo al riparo dalla pioggia.

E allora via giovedì sera con i balli sfrenati e i cori all’unisono con i polacchi Percival Schuttenbach maestri del Folk Metal; il “Baroquecore” della band francese guidata da Igorrr (sì, con tre “R”); l’Electro Folk Rock dei bretoni Plantec. E poi, in un venerdì incredibile sotto tutti i punti di vista, i Celkilt con il loro Celtic Rock alla francese; gli scozzesi An Dannsa Dub; ma soprattutto, direttamente dal set della serie “Il Trono di Spade”, i teutonici Corvus Corax con i loro ritmi trascinanti e le cornamuse autocostruite per una presenza scenica unanimemente riconosciuta come leggendaria all’insegna della musica medievale.

  • Montelago celtic festival 2023

Il viaggio arriva all’oggi di Montelago, col sole in lotta con le nuvole, l’aria quasi fredda che nessuno percepisce dopo i fuochi della notte. Sarà ancora tempo di giochi celtici (rugby su tutti, il fango non manca…), convegni a tema e presentazioni di libri sotto la Tenda Tolkien, viaggi nel passato nell’accampamento storico e workshop per apprendere le arti più disparate: dalla lavorazione di cuoio e argilla alla tessitura di un mandala, dall’accademia musicale alla creazione di gioielli, serigrafie o prodotti erboristici, passando per la falconeria, l’inchiostro ferrogallico, giochi di ruolo e la cucina fantasy. Tutto in attesa, dopo i tanti concerti del pomeriggio, del folk, blues e rock armonico dei Violons Barbares, trio mongolo-bulgaro-francese; del Medieval-pagan folk dei tedeschi Faunus; degli italianissimi Furor Gallico che tornano al confine tra Umbria e Marche dopo 11 anni.
Sarà l’ultima notte di Montelago Celtic Festival, con la certezza però dopo vent’anni di entrare nella storia. Con la sua gente e la sua libertà.

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