di Marco Brunacci
PERUGIA – Il Pd umbro dentro i gorghi causati dalle correnti nazionali. E l’appello di Simona Meloni (“Facciamo un partito dell’Umbria”) diventa una sorta di scialuppa di salvataggio tra le onde e si alzano sempre più alte e minacciose.
Tanto più che il giovane segretario Bori (Tommaso II, dopo i nuovi equilibri usciti dall’assemblea regionale di Foligno), oltre al fronte interno, ha anche un problema all’esterno: incrocia ai suoi confini un alleato-non alleato per niente remissivo come Giacomo Leonelli, adesso leader di Azione.
Ultime dal fronte interno.
Ci si chiedeva come Anna Ascani potesse diventare punto di forza della Schlein, dopo essere stata renziana di ferro e lettiana al titanio. Curiosità soddisfatta: è diventata, con l’altro turbo lettiano Meloni, la promotrice della nuova corrente (“Crea!), che si distingue dalle altre correnti per il punto esclamativo, ma che ha – secondo retroscenisti accreditati – l’imprimatur di Franceschini e Boccia, quei leader che Schlein avrebbe certamente (forse) sostituito, nella rivoluzionaria marcia verso un partito giovane e fluido.
L’operazione sarebbe quindi un modo per portare alla corte della Schlein voti decisivi del fronte moderato (o almeno di toglierli al sempre meno determinante Bonaccini) e diventare così una delle stampelle della claudicante segreteria dem, finora non passata alla storia per i successi.
La presenza di Franceschini e la sua Areadem anche in questa tela di ragno, spiegherebbe bene l’asse Ascani-Sereni (Franceschini team) che si è visto in action nella riunione di Foligno.
Verini diventa mero ed eventuale in questo nuovo schieramento, ma aiuta a tenere in scacco il giovane Tommaso II.
Ben inteso: non è facile per nessuno sostituire Bori in questa fase, ma certo può essere sottoposto a pressioni pesanti. Tenendo presente che, dietro alle due leader, combattono la loro battaglia gli irriducibili ceceni (così si sarebbe detto una volta) della santa alleanza ternana. Con l’eccezione, per nulla irrilevante, del più votato dem alle comunali di Terni, Francesco Filipponi.
A sostenere il papato di Tommaso II si sono ora trovati insieme i supporter storici (Bistocchi e dintorni) con i vecchi più coriacei del partito e con i territori del nord dell’Umbria, che però non danno deleghe in bianco (su tutti il Trasimeno, l’unica roccaforte rimasta al Pd nella regione).
A queste preoccupazioni interne, si aggiungono quelle delle alleanze esterne. Sul lato M5s Bori è ben messo con Thomas De Luca che garantisce strategie realistiche. I socialisti ci stanno ma a sinistra sono rimaste solo tracce del partito che fu.
Il guaio è il fronte della sinistra dura e pura. Arrivano ai tavoli delle alleanze per le prossime elezioni con le bandiere al vento e fanno il vuoto al centro.
Creando problemi con i Civici X e il loro leader Andrea Fora, che ha accettato un incarico nazionale renziano e solo il Signore sa quanto stia indigesto al Pd, ma soprattutto con Azione, che ha trovato in Giacomo Leonelli un leader che non fa finta di niente. In più avrebbe anche le sue chance come candidato sindaco (come pure Fora) nel principale test elettorale del 2024, Perugia.
Per Bori un bel nodo da sciogliere. Ed è anche per questo che si concederà solo un paio di week end al mare. Niente ferie per cucire rapporti e mettere le basi per qualche solida intesa. Sotto il fuoco “amico” dei contras e minacciosi movimenti di truppe alle frontiere del suo Pd.


