TERNI – “Il carcinoma colo-rettale nell’era 3.0: certezze acquisite ed evoluzioni tecnologiche” . Il congresso organizzato dal responsabile della struttura semplice dipartimentale di chirurgia colon-proctologica del Santa Maria, Marco Coccetta, ha fatto dialogare esperiti nazionali e internazionali sulle nuove possibilità di trattamento di quella neoplasia che rappresenta, per incidenza, la terza causa di morte negli uomini e la seconda nelle donne.
«Nel 2022 sono state effettuate 48.100 nuove diagnosi di carcinoma colo-rettale (erano 43.702 nel 2020). In due anni l’incremento è stato di quasi 4.400 casi (4.398). Questi numeri, su scala nazionale, da soli danno già la dimensione del problema». Grande ruolo ha lo screening per la prevenzione del cancro del colon-retto, che ha determinato una riduzione dei carcinomi infiltranti soprattutto nei maschi e una altrettanto importante riduzione della mortalità. «A proposito di quest’ultimo dato, è doveroso sottolineare che la mortalità, per tutti i tumori, è in diminuzione in entrambi i sessi come risultato degli interventi di prevenzione e del miglioramento delle terapie» – ha detto il professor Fausto Roila, direttore della scuola di specializzazione in oncologia medica dell’Università di Perugia, intervenuto al congresso. Ruolo centrale nell’approccio diagnostico e terapeutico del carcinoma del colon-retto è la multidisciplinarietà. Il miglioramento delle cure fornite ai pazienti affetti da tumore colorettale – è emerso dal congresso – può avvenire solamente con il costante aggiornamento delle performance cliniche dei membri che fanno parte dei gruppi multidisciplinari che si occupano dei pazienti affetti da questa patologia: chirurghi, oncologi, radioterapisti, radiologi, patologi, gastroenterologi, psicologi, ed infermieri.



