Troppi pochi soldi per rimetterlo a posto, in stand-by il progetto di recupero dell’ex ospedale di Città di Castello

I fondi non sono sufficienti e non è possibile ristrutturarlo entro il 2026, il sogno riqualificazione della struttura finisce in soffitta

R.P.

CITTÀ DI CASTELLO (Perugia) – La Casa di comunità non sorgerà in quello che una volta era l’ospedale di Città di Castello. A confermarlo è stato l’assessore alla sanità, Luca Coletto, nel corso di una audizione della terza commissione dell’Assemblea legislativa  ascoltato questa mattina. La riunione, richiesta del consigliere del Partito democratico, Michele Bettarelli, ha visto la presenza dei rappresentanti dei sindacati che nel 2021 hanno presentato una petizione popolare sul recupero del vecchio nosocomio tifernate.

Come ha spiegato Bettarelli, sono 23 anni «che quell’edificio enorme è inutilizzato. Essa poteva essere reinserito nel patrimonio sanitario, se questo avesse consentito di attivare le risorse del Pnrr. Tre procedure di gara per l’alienazione sono sono andate deserte, nonostante la disponibilità del Comune a modificare la destinazione d’uso dell’immobile».

Oltre ai 3,5 milioni del “lascito Mariani”, ha informato Bettarelli, erano a disposizione pure fondi del post sisma e i risparmi che sarebbero stati possibili riducendo gli affitti della Usl: «Un totale di quasi 10 milioni – ha proseguito l’esponente del Pd – peraltro non sufficienti, che nel 2017 sarebbero stati disponibili. Ad oggi le risorse post sisma sono tornate a bilancio e sarebbero state finalizzate alla sistemazione del tetto, un’iniziativa che poi però limiterebbe gli interventi futuri sulla struttura. La sede della Casa di comunità di via Vasari non è di certo una soluzione ottimale ma la Regione non ha offerto altre possibilità al Comune, pena la perdita dei finanziamenti». 

Nei loro interventi i rappresentanti sindacali hanno criticato la Regione per i due anni trascorsi da quando sono state depositate le 3mila firme. Una petizione, è stato spiegato, che non mira ad attaccare questa giunta regionale quanto a recuperare una struttura strategica, utilizzandone una parte per dotare la città di una Casa della salute, che risponderebbe alle esigenze degli abitanti del centro storico. Una prospettiva, è stato sottolineato, che però sembra essersi allontanata con la realizzazione della Casa della salute di via Vasari, sulla quale sono state espresse molte perplessità. 

La parola è quindi passata all’assessore Coletto: «Il problema dell’ex ospedale viene da lontano – ha esordito il responsabile regionale della salute – È stato portato da molto tempo fuori dal patrimonio della sanità. Il Pnrr destinava dei fondi per la sanità territoriale definendo le strade da percorrere, ossia ristrutturando patrimoni della sanità. Ma l’ex ospedale non ci rientra più e quindi non poteva essere ristrutturato con quei fondi». Coletto ha quindi specificato che è massima l’attenzione della Regione dell’ex ospedale tifernate ma «il vincolo sanitario poteva essere rimesso ma l’intervento costerebbe comunque almeno 30 milioni mentre il ministero ne ha assegnati 41 in totale per una serie di interventi su ospedali di comunità, centrali operative ed altro. Anche volendo i fondi non sarebbero bastati quindi per intervenire su quella struttura entro il 2026, termine ultimo per la fine dei lavori. Noi abbiamo ereditato questo problema, con fondi che non sono stati investiti». 

Nella discussione, il consigliere del Pd Fabio Paparelli, ha tenuto a precisare che nel 2015 «venne tolto il vincolo sanitario all’ex ospedale perché quella destinazione impediva di sfruttare le potenzialità della struttura. Successivamente è stata affidata a Sviluppumbria la ricerca di un partner privato per la riqualificazione.  La procedura si è però bloccata. L’ex ospedale poteva però essere rimesso nel patrimonio sanitario con una semplice delibera, potendo così utilizzare così i fondi del Pnrr. I 10 milioni resi disponibili avrebbero permesso di agevolare l’opera di ripristino anche nell’ottica di un project financing, come viene ipotizzato per l’ospedale di Terni». 

Duro anche il leghista Valerio Mancini: «Siamo di fronte ad un danno erariale enorme – ha affermato l’esponente del Carroccio – C’erano due imprenditori che avrebbero voluto acquistarlo ma non hanno potuto per via del vincolo sanitario. Esso può essere tolto e messo e quindi non può essere considerato un ostacolo insormontabile. Non condivido l’idea della Casa della salute di via Vasari perché questa poteva essere l’occasione per recuperare l’ex ospedale ridando vita ad una parte di città. Il “lascito Mariani”, i fondi del sisma e quelli del Pnrr non sarebbero bastati ma avrebbero permesso di iniziare l’opera». Da Mancini è arrivato anche un avvertimento alla Regione: «Sono stati destinati 6 milioni all’ex Calai di Gualdo Tadino e zero euro a Città di Castello, che ora deve ricevere altrettanti fondi. Quel territorio deve ricevere finalmente la giusta considerazione. Altrimenti dovremo prenderne atto politicamente».

Al termine dell’incontro è stato deciso di fissare una nuova audizione alla presenza dell’assessore regionale al patrimonio, Paola Agabiti, nei pressi del vecchio nosocomio.

L'esterno di un Cpr (foto da Openpolis.it)

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