Kasia Smutniak riceve il premio alla regia al Politeama, «Terni per me è un posto speciale, lo sento vicino»

L’attrice e modella polacca star indiscussa al Terni Film Festival. L’INTERVISTA E LE FOTO

El. Cec.

TERNI – Protagonista di film famosissimi nel panorama italiana e non solo, come “Perfetti sconosciuti”, “Allacciate le cinture”, “ Il colibrì” e la serie televisiva “Diavoli”, Kasia Smutniak esordisce alla regia con il documentario intitolato “Mur”, in cui racconta e filma le storie di chi aiuta i profughi respinti al confine con l’Europa a seguito della costruzione del muro innalzato tra la Polonia e la Bielorussia. La proiezione della sua pellicola è andata in scena al Politeama di Terni in occasione del Terni Film Festival, a cui è seguito un incontro con l’attrice, che ha spiegato il motivo che l’ha spinta a realizzare l’opera e com’è avvenuto il montaggio, a cui hanno partecipato alcuni personaggi ternani, come Francesco Belluccini detto “Red” e Ilaria Fraioli.

« Non era un mio piano essere la regista, ma la mia è un’azione di militanza, per denunciare l’assurdità di chi vuole creare barriere. Non si chiamano muri, per non riportare alla memoria il muro di Berlino, la cui immagine evoca qualcosa di negativo e di atroce, ma si denominano “dighe, barriere”. Ma il meccanismo è il medesimo, i migranti vengono respinti al confine, maltrattati e picchiati».
Il documentario Kasia lo ha girato insieme alla co-autrice Marella Bombini, con cui è partita per la Polonia per riprendere con il telefonino e con una camera nascosta la situazione. Durante il viaggio incontra persone che, anonimamente, aiutano i migranti, chi porta loro provviste nei boschi, chi manda i soccorsi tramite localizzazione Gps. Kasia, polacca di origine, è voluta tornare sul luogo per documentare la divisione che i muri creano, causando conseguenze drammatiche. Così come il ghetto, che riprende nel documentario, di Litzmannstadt, a Lodz. Un luogo che porta traumi non solo in chi vive in quel posto, ma anche nei confronti delle future generazioni.

« Questo progetto si lega ad un posto speciale per me, che è Terni, anche le persone che ci hanno lavorato appartengono a questo territorio e per me sono state essenziali. È stato emozionante presentarlo qua». Sul ruolo della donna nell’industria cinematografia, Kasia Smutniak ritiene che ancora ci sia molto lavoro da fare e che la strada ancora sia in salita: « C’è una gap di genere di troppi anni, manca il punto di vista femminile sulle storie. Per anni ho interpretato i ruoli chiamatisi protagonisti ma era piuttosto “la moglie di”, “la compagna di”, facevo più altro la spalla degli uomini. Negli ultimi 7 anni si mette il punto di vista femminile all’interno delle storie, la tendenza è partita dall’America, influenzando in seguito gli altri paesi, che si sono sforzati di mettere le donne al centro. Ma questo non vuol dire che ci dobbiamo fermare perché quello che serve è un reale punto di vista, si deve essere pronti ad ascoltare la visione delle donne».

Il futuro del commercio passa per i riders e i giovani imprenditori

Baiocco d’oro a Fausto Roila: “ragazzo del popolo” diventato oncologo, ricercatore ed eccellente medico