Ennesimo suicidio al carcere di Terni

La dichiarazione del senatore Walter Verini, segretario della Commissione Giustizia e capogruppo PD in Antimafia

TERNI- La Casa circondariale di Terni adattata ormai a carcere di massimo sicurezza e con presenze di circa 540 detenuti è ormai agli albori delle cronache nazionali come il carcere dei decessi. Questa mattina si è consumata una nuova tragedia con la morte di un giovane albanese. Il senatore Verini senza mezzi termini -dichiara- «che altro deve succedere nelle carceri italiane, in quella d Terni, perché il Governo, il Ministro della Giustizia intervengano – subito – per porre fine ad una situazione ogni giorno più drammatica? Oggi un altro suicidio nel carcere di Sabbione, che avevamo visitato di nuovo tre settimane fa con una delegazione del PD ternano, denunciando per l’ennesima volta lo stato insopportabile e pericoloso del sovraffollamento (con un numero di detenuti del tutto sproporzionato) della grave mancanza di organici della polizia penitenziaria, alla cui voce di denuncia uniamo una volta di più la nostra. Ne avevamo anche parlato proprio la scorsa settimana direttamente  con il Ministro Nordio e in aula, sottolineandogli l’urgenza di risposte immediate. Niente. Terni è una delle situazioni più delicate tra le carceri italiane che scoppiano, dove i suicidi sono tremende notizie quotidiane. Dove si registrano ancora perfino  episodi di tortura ai danni di detenuti, come a Reggio Emilia, su cui come PD chiediamo piena luce e rigore. Anche sulle carceri questo Governo è colpevolmente responsabile, con  l’aggravante della presenza di sottosegretari  inadatti e privi di senso dello Stato, come Delmastro delle Vedove. Ma ogni ulteriore ritardo è irresponsabile. Se Meloni e Nordio non vogliono ascoltare il PD, ascoltino gli appelli del Presidente Mattarella». La struttura di Terni come denunciato da tempo dai sindacati ormai è un contenitore di sfollamento dai carceri della Toscana, dall’istituzione del Prap Umbria-Toscana la struttura ternana ha visto crescere le presenze più del 20%. Una situazione insostenibile gestita da tutti gli operatori penitenziari in divisa e non che non possono garantire più un’adeguato servizio per tutti gli utenti reclusi.

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