R.P.
PERUGIA – Dalla protesta al confronto. Dopo le proteste degli scorsi giorni con sit-in, cortei e manifestazioni, gli agricoltori che protestano contro le politiche dell’Unione europea sono stati ascoltati dalla politica regionale. L’audizione si è svolta nel corso della riunione della seconda commissione dell’Assemblea legislativa. Il presidente Valerio Mancini, nel ribadire l’importanza delle problematiche al centro dell’incontro e la vicinanza con i protagonisti del variegato mondo agricolo, ha annunciato che la commissione recepirà le istanze degli agricoltori in un atto di indirizzo da portare, dopo la condivisione con gli agricoltori, all’approvazione dell’assemblea.
Andrea Gildoni, in rappresentanza degli imprenditori agricoli, ha aperto l’incontro spiegando che «servono soluzioni rapide per una situazione grave. Dopo il Covid c’è stata la guerra in Ucraina, con rincari speculativi su molti fronti. Quindi ci sono costi insostenibili e prezzi di vendita troppo bassi. Grandi gruppi industriali stanno acquistando terreni per produrre energia e c’è il rischio che essi prendano possesso del territorio, modificando l’assetto geo-politico della regione».
Per Leonardo Fazzi del Comitato agricoltori indipendenti, i costi di produzione «sono diventati troppo alti a causa dell’incremento del gasolio, dei fertilizzanti e dei sementi. Un litro di gasolio agricolo costa 1 euro più iva con il petrolio a 82 dollari al barile. Due anni fa il gasolio agricolo costava meno della metà di ora nonostante il petrolio costasse molto di più»
Secondo Alessandro Iraci del Comitato agricoltura libera le misure agro-ambientali dell’Unione euro «sono assurde e in Umbria sono state applicate ancora peggio. I divieti di fertilizzazione legati ai nitrati in questo periodo è assurdo e potrebbero essere modificati subito. Sono gli agricoltori i primi a tutelare il territorio e questo deve essere riconosciuto».
Claudio Salvatori, coltivatore diretto di Norcia, ha denunciato «una decurtazione con la riforma Pac. Inoltre abbiamo ricevuto una decurtazione del 30% sui fondi regionali. L’agricoltura di montagna è in difficoltà e i bilanci delle aziende sono a rischio. Servono certezze per poter programmare investimenti».
Così Andrea Pierini del Comitato giovani agricoltori: «Manca serenità per chi lavora in agricoltura, soprattutto per i giovani. Essi devono necessariamente contrarre debiti con le banche per iniziare una attività e devono coinvolgere i genitori per avere garanzie. La Regione eroga contenuti che arrivano dopo anni e che prevedono il passaggio da compagnie assicurative che chiedono garanzie». Sulla stessa linea d’onda anche Edoardo Menichetti del medesimo coordinamento: «I giovani imprenditori che vogliono avviare una attività non possono fornire garanzie alle banche, essendo appunto all’inizio. Tra il 2010 e il 2020 hanno chiuso il 25% delle aziende agricole. Aziende che in gran parte sono rette da persone anziane. I redditi delle aziende agricole sono stati sostenuti da fondi pubblici a dimostrazione delle difficoltà economiche che incontrano».
Oltre ai rappresentanti degli agricoltori autonomi, nel corso dell’audizione hanno partecipato anche le associazioni di categoria. Matteo Bartolini, presidente di Cia Umbria, ha detto che il 2023 è stato «un anno complesso in cui sono esplosi tanti problemi già presenti nel settore. Per migliorare la condizione economica delle aziende sarebbe necessario non lasciare indietro la sostenibilità economica dell’impresa agricola». Il presidente di Confagricoltura Umbria, Fabio Rossi si è detto solidale «con le proteste degli agricoltori. Registro una inversione a U sulla Pac, verso la quale alcuni hanno cambiato impostazione. In questi anni si sono dimezzati i titoli per il mancato reddito, le spese sono aumentate, le remunerazioni sono calate, si è creata una situazione grave».
Il dirigente dell’assessorato regionale all’agricoltura, Franco Garofalo ha affermato «che serve qualche giorno per rispondere alle tante questioni messe sul tavolo. Sul versante sostenibilità, la nuova Pac (Politica agricola comune) nel 2024 è entrata a pieno regime. Gli agricoltori sono i custodi dell’ambiente, se l’Europa va in questa direzione va riconosciuto il loro ruolo. Il ruolo del pubblico è sostenere da un lato le imprese, dall’altro attuare strategie per cogliere l’indirizzo giusto per le nostre imprese. La speranza è che la nostra agricoltura rimanga attiva, forse serve qualche sforzo in più per far emergere il prodotto e farlo conoscere».
La parola è quindi passata ai consiglieri regionali. Stefano Pastorelli della Lega ha ribadito il fatto che« c’è una dignità da difendere, quando sento un giovane agricoltore che dice ‘siamo produttori di debito’, urge un impegno della giunta ad attivarsi presso il governo centrale. Fare il possibile per andare incontro alle esigenze rappresentate».
Secondo Thomas De Luca del Movimento 5 Stelle, il rapporto di forza tra chi stabilisce il prezzo e chi produce e deve vendere «è sbilanciato. Chi produce non stabilisce il prezzo a cui vende, chi compra stabilisce il prezzo, all’interno di meccanismi che permettono tale rapporto di forza. Un livello insostenibile per i produttori di dimensioni non enormi. La politica deve intervenire per quanto possibile sulle filiere per regolarne le dinamiche».
L’ambizione degli agricoltori, ha affermato Vincenzo Bianconi del gruppo misto, deve essere «quella di produrre reddito, non debito. Chiediamoci come mai non si è riusciti a cambiare il modello economico nella nostra regione, nonostante le cifre ragguardevoli destinate al comparto». Dal Partito Democratico, Michele Bettarelli ha evidenziato il fatto che «il documento degli agricoltori è chiaro. Ma noi non siamo europarlamentari, ci sono sindacati e associazioni che hanno capacità di incidere sulla Regione. Se vogliamo fare un documento occorre dire che su politiche europee dobbiamo fare azione di pungolo, incidere sull’Europa».


