«Figli? Uno. Forse zero». In Umbria è allarme denatalità

L’ultima ricerca dell’Aur e i dati sulle nascite. «Si sceglie di avere un bambino se innanzitutto se non è percepito dai genitori come un ostacolo all’autorealizzazione»

PERUGIA – Meno fiocchi rosa e azzurri in tutta Italia. Anche l’Umbria inizia ad accusare il colpo delle poche nascite. Secondo una recente ricerca dell’Aur, emerge – tendo conto che la ricerca riguarda il 2022 – che nel Cuore verde il numero medio di figli per donna è pari a 1,12. Si pensi che il dato a livello nazionale è di 1,24 di bambini per mamma, con il Trentino-Alto Adige che la fa da padrone (1,51) mentre il finalino di cosa è la Sardegna (0,94).  

Non va meglio per quanto riguarda il tasso di natalità per ogni 1000 abitanti. Il valore è pari a 6,7, mentre nel 2008 risultava del 9,6. A livello regionale i dati dell’ultimo anno disponibile (2022) ci dicono che il territorio che fa meno bene è, anche in questo caso, la Sardegna (4,9 x 1000), mentre quello che fa meglio è il Trentino-Alto Adige con 8,3 x 1.000, seguito dalla Campania (7,9 x 1.000) e dalla Sicilia (7,6 x 1.000). E l’Umbria? Si piazza al terzultimo posto con un 5,7×1.000.
Al netto dei valori riportati, i ricercatori formulano queste conclusioni:  «Se si vuole incoraggiare una sterzata nell’orientamento riproduttivo delle coppie italiane, c’è bisogno di un salto di qualità delle politiche a contrasto del fenomeno della denatalità».

Vengono pure avanzate alcune proposte che possano favorire l’incremento della natalità: «Si pensi alle varie azioni che avrebbero dovuto favorire, ad esempio, la riconciliazione lavoro-famiglia; l’autonomia abitativa dei giovani, onde evitare che si rintanassero nella casa dei genitori proprio negli anni più fertili; l’occupazione femminile, essendo ormai chiaro a tutti che quando le donne partecipano di più al mercato del lavoro fanno più figli; il potenziamento dei servizi per l’infanzia.
La questione, concludono i ricercatori, è che «nell’Italia del terzo millennio, un figlio si sceglie di averlo innanzitutto se non è percepito da parte dei genitori come un ostacolo all’autorealizzazione. E in questo, a pensarci bene, non c’è niente di male. Visto che generare un figlio è una scelta irreversibile: genitori lo si è per sempre».

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