TERNI – Se non passano almeno cinque anni neanche se ne parla. Perché il traguardo vero è dieci anni.
Nei giorni scorsi Stefano Bandecchi ha strigliato i dirigenti del comune di Terni accusandoli di prendersela comoda. Il sindaco, che aveva ricevuto i commercianti di via Angeloni e quei pochissimi rimasti in via Cairoli –ne sono stati mandati via sei – aveva appreso con un certo stupore che i lavori del «buco» che lui avrebbe volentieri ricoperto ai tempi della sua campagna elettorale per le amministrative del 2023, non erano partiti. E siccome questo succedeva lunedì 8 alle 11, e siccome si stava svolgendo il consiglio comunale, ha tuonato: «I dirigenti tirano la carretta al contrario strigliato i contrario». E ha anche riferito: «Ho chiesto al direttore generale di strigliare i dirigenti perché ci sono soldi stanziati che stanno bloccati». Palazzo di Primavera, per interventi che non arrivano a 300mila euro, chiuso dal 2020. Bazzecole rispetto ai dieci impiegati per il restauro della Fontana di piazza Tacito, di nuovo ferma ai box per un appendice di manutenzione ad appena due anni dall’ inaugurazione ma ecco, oggi finisce Asm e l’assessore ai Lavori pubblici assicura (la dichiarazione è del 14 marzo) che il 20 aprile sarà anche riverniciata. E ancora. Dieci anni per il parco di Cardeto che, benché riaperto, ancora oggi vede lavori in corso. Dieci per la Casa delle Musiche che doveva essere pronta dal 2014. Addirittura 14 per il Teatro Verdi, chiuso nel 2010 (il cantiere inaugurato a luglio 2023) Dieci anni, insomma, sembra essere diventato il tempo standard delle opere pubbliche di Terni. Un lasso di tempo lunghissimo che dà senso delle difficoltà della città