«Difendiamo la gestione dei centri antiviolenza»

Presidio delle associazioni laiche femminili e femministe di fronte al Comune di Narni

TERNI – Sono scese in piazza per ribadire quanto sia importante che a gestire i centri antiviolenza siano le associazioni laiche femminili e femminista. «Le uniche in grado di garantire una cultura dell’autonomia e della libertà delle donne nei percorsi di accompagnamento alla fuoriuscita dalla violenza di genere».

Un presidio promosso dalla Rete umbra per l’autodeterminazione. Che sottolinea:  «E’ del tutto evidente come la scelta delle amministrazioni comunali di promuovere bandi che non si fondano sulla valorizzazione delle competenze e delle esperienze proprie di una cultura di genere, ma sulle disponibilità economiche delle associazioni candidate e su generiche esperienze in ambito sociale, equivale a non riconoscere il valore prioritario della specializzazione delle associazioni femminili che, nel corso degli anni, sono state protagoniste della stessa nascita dei centri antiviolenza nella nostra Regione. Anche nel caso del Comune di Narni, giustamente promotore di un percorso propedeutico di co – progettazione, la scelta del bando non ha garantito che i principi della Convenzione di Istanbul trovassero applicazione.  deve essere, quindi, rivalutato lo strumento amministrativo». I Centri Antiviolenza sono luoghi di donne che accolgono donne che subiscono violenza da parte degli uomini, «e non si può prescindere da questo». «La gestione è stata invece affidata ad associazioni, cattoliche e non,  che pur egregiamente impegnate in molti ambiti dello svantaggio sociale, non hanno una storia, una formazione, una competenza e una mission specifica su una cultura di genere per gestire i centri antiviolenza. La Legge regionale n. 14 del 25 novembre 2016 – Norme per le politiche di genere e per una nuova civiltà delle relazioni tra donne e uomini – ha previsto espressamente che i servizi antiviolenza siano gestiti da associazioni ed organizzazioni di donne con la finalità di contrastare la violenza degli uomini contro le donne, l’adesione agli obiettivi della Convenzione di Istanbul». 

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