Europee / D’Amato (Siamo europei): «Le priorità? Mes per la sanità, interventi sulla sicurezza stradale, un piano industriale comune e anche attenzione al nucleare»

Cinque domande sui programmi e prospettive. «Una cosa è chiara: nessuno oggi come oggi può fare da solo, l’Europa è una realtà dalla quale non si può più prescindere»

R.P.

PERUGIA – Elezioni europee. Cinque domande al candidato Alessio D’Amato, ex assessore regionale alla sanità del Lazio, che si presenta nella Circoscrizione Centro Italia per la lista “Siamo europei”.

1.Cosa fa e cosa può ancora fare l’Europa per l’Umbria e per le regioni dell’Italia centrale?
«Mi sono occupato per molti anni di sanità nel Lazio e continuo a farlo adesso e penso che il Sistema sanitario potrà avere benefici e un rafforzamento, se si lavora con questo obiettivo, dall’intervento europeo. In concreto penso che vada riaperto il discorso sul Mes sanitario, parliamo complessivamente di 37 miliardi di risorse aggiuntive. E va detto che il sistema sanitario nazionale soffre di sottofinanziamento e ha necessità di assumere nuovi infermieri come pure nuovi medici. Pensi alla battaglia per abbattere le liste d’attesa, così importante in Umbria e nelle altre regioni del Centro Italia. Servono nuove risorse e nuovo personale. Ed è importante guardare all’Europa».

2.L’Umbria ha necessità di avere un interlocutore forte in Europa sia per l’industria che l’agricoltura. Ma ci sono le premesse per avere un rapporto proficuo con il gigante di Bruxelles?
«Vale per l’Umbria e vale per le altre regioni del centro Italia: la politica agricola ormai si fa largamente in Europa e per questo l’impegno di uno come me, che viene dall’amministrazione regionale, è sempre più orientato verso Bruxelles.
Vale per l’agricoltura, come vale per l’industria. E’ più che mai necessario un piano industriale europeo. Lo dicono i numeri, lo dice il buon senso. L’Italia non può competere col resto del mondo, figurarsi le regioni, piccole o grandi. Solo un piano europeo mette sotto un ombrello protettivo, all’interno del quale agire con le nostre eccellenze. Penso a quel che ho visto in Umbria, recentemente: una realtà straordinaria a Foligno che agisce nell’aerospazio. Ma penso anche al mio Lazio e al settore della farmaceutica. Esperienze di grande livello internazionale che hanno però bisogno di agire all’interno di un quadro complessivo.
Mi consenta poi di indicare un altro dato: c’è una debolezza dell’Europa nel mercato delle materie prime che potrebbe costare tanto a tutte le nostre imprese, se non ci fosse un piano comune. Le terre rare indispensabili per batterie e pannelli sono in Asia, i principi attivi usati nella farmaceutica per l’80% provengono dall’Asia. Lei capisce cosa potrebbe succedere: un’Europa in difficoltà in settori strategici come i farmaci o l’energia. E’ una questione vitale».

3a. Non si discute sull’importanza di difendere l’ambiente, ma lei ritiene che il nucleare di ultima generazione, il nucleare “pulito”, sia da demonizzare o piuttosto si tratti di approfondirne la possibilità di utilizzo.
«Sicuramente andrà utilizzato per un motivo che spiego subito: le fonti di energia rinnovabile non possono funzionare h24, vento o solare che siano, e hanno bisogno di grandi accumulatori, possono aiutare a fare una parte del cammino per un mondo meno inquinato. Per il resto non può non essere d’aiuto il nucleare di ultima generazione, in un mix che consenta di trovare la soluzione al problema».
3b. Ma lei, da amministratore esperto, ritiene che sia facile convincere la gente ad accettarlo?
«Non è facile, ma niente è facile. Ma un ragionamento andrà fatto. Per altro sia la Francia che la Slovenia usano il nucleare ai nostri confini. Non possiamo mettere la testa sotto la sabbia, pensando di essere al riparo da ogni rischio».

4.Oltre a sanità e ambiente un tema caldo è quello delle infrastrutture, per realizzare le quali ormai è indispensabile guardare a Bruxelles.
«È sotto gli occhi di tutti. Per le infrastrutture in generale sono necessari programmi che vanno oltre gli stessi Paesi, pensi alla necessità per il centro Italia di avere collegamenti rapidi e sicuri tra il Tirreno e l’Adriatico.
Ma a me sta molto a cuore un aspetto particolare: ritengo indispensabile intervenire sulle strade per porre un qualche rimedio a un’autentica emergenza nazionale che è quella degli incidenti stradali. Ogni anno ci sono tremila morti ed è questa la principale causa di decessi tra i giovani. Un piano per la sicurezza stradale va approntato il prima possibile e con l’aiuto dell’Europa. Si tratta di fare interventi sulle strade esistenti e sappiamo che ci sono arterie nel centro Italia molto a rischio. Ma insieme sono necessari programmi di educazione stradale tra gli adolescenti, corsi di guida sicura, coinvolgimento di scuola e famiglie per debellare quella che è una vera emergenza. C’è una mia proposta di legge presso la Regione Lazio.
E’ necessario coinvolgere gli esercenti dei locali che vengono frequentati dai giovani, perchè promuovano ritorni a casa sicuri, magari attraverso un servizio collettivo di taxi. E per questo si può immaginare anche un bonus. Ma quello della sicurezza stradale va comunque ritenuto un tema prioritario sul quale bisogna intervenire».

5.È da considerare solo retorica quella dei padri costituenti dell’Europa o, invece, al contrario, è fondamentale ricominciare da quegli ideali?
«Oggi più che mai è chiaro che unire l’Europa fu una grande intuizione: 450 milioni di
persone che nel mondo in cui viviamo possono stare solo insieme, contro ogni pulsione sovranista o antieuropea. Davvero tocchiamo con mano che nessuno si salva da solo. Serve, come non mai, un’unione monetaria, un bilancio europeo, una fiscalità condivisa, un welfare comune e mi permetta di aggiungere anche una difesa comune. Se sono ottimista? Sono convinto che bisogna fare di tutto questo una battaglia. Lo abbiamo visto con i vaccini. Pensi se ogni Paese avesse fatto da solo. Nessuno – come ho detto – si salva da solo. Oggi come oggi non si può che essere convinti europeisti».

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