di Egle Priolo
PERUGIA – Vittoria Ferdinandi è appena tornata da Ginevra, unica sindaca d’Italia convocata dall’Onu per intervenire al panel “Women and Mayor” e portare la sua esperienza sul ruolo delle donne nella leadership e nella governance locale. «Ho portato Perugia alle Nazioni unite», dice con orgoglio. Ma è solo un attimo. Prima di riconcentrarsi sulla città restituita al centrosinistra dopo 10 anni appena tre mesi fa. Poco più di 100 giorni che ha deciso di voler raccontare a Umbria7, tra la fierezza di un gioco di squadra che ingrana e anche qualche sassolino da levare dalle scarpe col tacco, che hanno sostituito le Adidas da campagna elettorale.
Ferdinandi, che Perugia ha trovato in questi primi 100 giorni?
«Abbiamo trovato un città con bisogni urgenti, con continue richieste di interventi e manutenzioni. Al di là dei proclami, abbiamo trovato spazi di abbandono, con continue segnalazioni, dai tombini alle aree verdi. Ma anche una città ferita da un punto di vista sociale, con richieste e quesiti sempre più urgenti».
Tipo?
«Casa, lavoro. Problemi legati all’assistenza, alla disabilità. È anche per questo che ho stabilito di spostare la mia scrivania, una settimana al mese, nei vari uffici comunali. E comincerò proprio dal sociale».
Si racconta di assessori chiamati per i calabroni in casa…
«Dico spesso che non ho figli, ma me ne sono nati 160mila in un colpo solo. Con lo stesso bisogno di attenzione e ascolto di un bambino. E noi siamo qui per ascoltarli tutti. Una modalità che nasce anche dal processo di partecipazione in cui crediamo molto. I cittadini vogliono sentirsi protagonisti, è certamente un percorso molto lungo, ma è la nostra idea di città».
E invece che Comune ha trovato?
«Una macchina comunale che ha voglia di ripartire, reinventarsi e essere ascoltata. I dipendenti ci hanno trasferito le criticità che incontrano e la nostra intenzione è quella di valorizzare i talenti di cui il Comune dispone. E sono diversi. Lavoreremo sulla mobilità interna, a partire dall’ascolto profondo delle esigenze. Per conoscere bisogna sapere ascoltare. E a brevissimo arriverà anche un direttore generale, per noi una figura determinante per il rilancio».
In campagna elettorale, tra le richieste più ribadite dai cittadini c’è stata la questione buche e strade. Ora che è lei “il capo delle betoniere”, come mio figlio chiama i sindaci, cosa risponde?
«L’assessore Francesco Zuccherini ha appena presentato il piano strade per il 2024/2025, figlio di una puntuale ricognizione effettuata in questi mesi. Affrontata però con un’opzione di metodo: non solo ricerca di fondi e finanze, ma anche del perché di uno stato di degrado. In modo da operare pianificazioni a lungo termine e non emergenziali».
Come, nella pratica?
«È compito dell’amministrazione anche controllare gli altri soggetti che lavorano sulle strade e accertarsi rispettino i patti di ripristino, con sistemazioni più approfondite e non solo bitumazioni superficiali. Poi stiamo rafforzando il cantiere comunale: è un risparmio anche poter contare sul senso di appartenenza dei nostri dipendenti rispetto alle imprese esterne».
Sono previste nuove assunzioni?
«Non solo. Abbiamo rivisto il parco mezzi, non solo con il famoso tappabuche, ma anche pensando a garantire con mezzi nuovi la sicurezza dei dipendenti. E poi adesso – abbiamo imparato anche questo – abbiamo un cassone termico per il bitume, che lo tiene alla temperatura necessaria per consentire lavori più duraturi».
A proposito di temperature, passiamo ad argomenti più “caldi”. Come sono i rapporti con l’opposizione? La campagna elettorale è stata lunga e a tratti durissima, ma adesso?
«Direi che è straniante. Si passa dagli attacchi pubblici alle scuse in privato. È solo un “Abbiamo lasciato…” e continui rimandi a sogni (nostri) contro le proposte pragmatiche (loro), con Margherita Scoccia che incrocia le dita, augurandosi ironicamente che noi riusciremo a realizzare quanto promesso. Ecco, loro ci hanno lasciato possibilità e opportunità grandi semmai, ma nella realtà ci ritroviamo a raccogliere progetti, come quelli del Pnrr, gestiti malissimo. Tra progettazioni sbagliate e tempi impossibili, di cui in campagna elettorale non si sono assunti la responsabilità e che non possono non conoscere. Ora si tratta di fare miracoli, non sogni».
Si spieghi meglio…
«Non ci si può dare della prima della classe, considerando i dati che Scoccia ci ha lasciato. Altro che libro dei sogni. L’emendamento sul piano regolatore di cui si è vantata in un video, per esempio, sapeva benissimo fosse scritto male e inaccoglibile. In segno di apertura – perché noi accogliamo le proposte giuste – gli assessori Grohmann e Zuccherini l’hanno invitata a riformularlo perché venisse accolto. L’emendamento andava riscritto per essere reale. E così è andata. E poi Margherita Scoccia, da ex assessore all’urbanistica, non può non sapere che ci vogliono 10 anni per un nuovo Prg, basato su un documento strategico territoriale concreto. E non vago, da implementare e approfondire come quello presentato. Invece, dopo 5 anni da assessore, dovendo anche considerare una legge regionalearriva ora e rivede così un elemento fondativo della città, che deve considerare aspetti fondamentali come la tutela dell’ambiente o il consumo zero di suolo. Ma ripeto, attacchi pubblici e scuse in privato».
Ci sono state polemiche anche sulla palestra di Balanzano, cosa dice ai cittadini?
«Abbiamo trovato progetti non condivisi con nessuno, ma per senso di responsabilità e di continuità amministrativa non possiamo non tenerne conto. Potrei andare a Balanzano e dire “Non se ne fa più niente”, paghiamo le penali e diventiamo degli eroi. Ma non si amministra così, al di là della Corte dei conti… Quindi proviamo a ragionare sui progetti lasciati e a renderli meno impattanti per i cittadini. Da non prendere in giro come ha fatto la consigliera Clara Pastorelli che parla di “area verde con vista sulla superstrada”. Ecco, a noi questo linguaggio non piace e non appartiene, come portare in consiglio comunale post di Facebook per fare opposizione o ridendo della partecipazione dei cittadini. Usando un linguaggio lesivo e nessuna argomentazione politica. Si comportano da bulli».
Sindaca, neanche in campagna elettorale è stata così dura.
«Sì, perché la situazione è desolante. Mi sento di giocare a Monopoli con chi gioca con le regole degli scacchi. Abbiamo dimostrato di accogliere tre quarti degli emendamenti dell’opposizione, segno che prendiamo il buono di quanto ci viene proposto e soprattutto noi restiamo lontani dalle liturgie della politica per cui si devono affossare le proposte degli altri. Io gioco libera. Davanti a una questione per il bene della città, io sviluppo un pensiero e cerco di capire cosa ci imbriglia per arrivare a una soluzione. Mentre loro fanno i bulli e delegittimano tutti quelli che lavorano, con l’umiltà dello spirito di servizio. Senza considerare che al momento il 50 per cento dei nostri interlocutori stanno pensando di candidarsi alle elezioni regionali. Per mesi hanno detto “Perugia, Perugia, Perugia” e invece usano il consiglio comunale come un trampolino di lancio per la Regione».
E il bilancio dei cento giorni adesso è pronto a diventare la promessa di una battaglia politica.


