TERNI – Un ultimo appello, rivolto alla cittadinanza per salvare i resti archeologici di Largo Cairoli destinati ad essere ricoperti di terra. A lanciare la petizione su change.org è stato l’ex consigliere e capogruppo di Terni Civica, Michele Rossi. Si richiede che: “ l’amministrazione comunale lavori a soluzioni che possano valorizzare e mantenere visibili e fruibili i resti del convento carmelitano di largo Cairoli evitando l’interramento”. Il link per firmare: Petizione · LARGO CAIROLI – Non sotterriamo la storia della nostra città – Terni, Italia · Change.org
Era l’estate 2022 quando, da alcuni scavi per un parcheggio sotterraneo, escono pavimenti e muri antichi. Gli appassionati di storia ternana non avevano dubbi; quei reperti erano dell’antico convento delle Carmelitane. Una costruzione che risalirebbe al 1618 costruita per volere di un vescovo, Don Angelo Tramazzoli «lo stesso Vescovo che scoprì la tomba di San Valentino» racconta Michele Rossi a Umbria7. Ma la storia è ancora più appassionante se si pensa che la costruzione fu autorizzata dopo un sogno di due ternane che si erano viste in abiti talari scuri con un mantello bianco. Abiti attribuiti alle carmelitane appunto, ecco perché il convento fu dedicato a loro e le due donne furuno le prime monache a entrarvi. Insomma una storia tutta ternana che secondo Michele Rossi e non solo andrebbe assolutamente riscoperta e valorizzata.
Ma cosa è successo da allora e perché si vuole ricoprire tutto? La Soprintendenza ha fatto le sue valutazioni definendo i resti ritrovati di “scarso valore archeologico” e dunque spetta alle amministrazioni la scelta di valorizzare o meno quel bene. «Prima di lasciare Palazzo Spada come consigliere– ricorda sempre Rossi – , nel febbraio 2023 presentai un atto, approvato ad unanimità, che prevedeva la valorizzazione con dei lucernai per lasciare visibili quei resti». Progetto che vi mostriamo nelle foto di seguito.


Ma la nuova amministrazione ha cambiato le carte in tavola «ho letto – spiega Rossi – una intervista su il Messaggero dove l’assessore Marco Iapadre ha dichiarato di aver modificato il progetto, che i lucernai non potevano essere posizionati per problemi tecnici e quindi si sarebbe ricoperto tutto». Un colpo al cuore per chi si era battuto così tanto per farli emergere e da qui, la motivazione di continuare la battaglia fuori dai banchi di Palazzo Spada, con la petizione e una raccolta di firme cartacea. «Quelle parti oggi visibili – spiega Rossi – ci parlano di una Terni che i più ignorano e lo fanno molto meglio di qualsiasi possibile futuro rendering che si vorrebbe stampato su un cartello destinato nel tempo a scolorirsi e diventare illeggibile, meglio di un documentario video o di “evocazioni architettoniche” nella nuova distribuzione degli spazi. Ciò che è oggi visibile – prosegue -, le fondamenta del chiostro del convento con archi a botte è anche scenograficamente bello e se restaurato e ben illuminato arricchirebbe meravigliosamente il giardino urbano che si vuol realizzare. Quel sito merita qualcosa di più».
Per concludere lancia un appello a tutti i ternani: «Queste scelte ,ovvero se rimettere sotto terra la nostra storia di città o meno, non dipendono ne dalla Soprintendenza, richiamata da qualcuno a motivo di garanzia, ne da nessun altro ma solo da noi ternani».


