Liguria chiama Umbria / Il campo largo? Serve solo al Pd che cannibalizza M5s e desertifica il centro del centrosinistra

SPOTLIGHT di MARCO BRUNACCI | I numeri delle elezioni vinte da Bucci fanno la fotografia della minoranza sconfitta. La formula è già in crisi e forse destinata a collassare (ha avuto successo finora – e di pochissimo – solo in una regione su 4). In Umbria contano che regga fino alle elezioni, ma tutto è nelle mani di Conte e Grillo 

di Marco Brunacci

PERUGIA – Liguria chiama Umbria, cosa è successo e cosa può succedere.
1.L’Orlando sBucciato ha perso una battaglia personale contro un amministratore di valore e una persona che gode della fiducia della gente, in una situazione che pareva vederlo favorito (dopo l’arresto di Toti). Ma il dato politico sta tutto nel futuro del campo largo, che dopo la Liguria è quanto mai incerto.

2.Perché incerto? Piccola analisi dei numeri del voto ligure. Il Pd, nel campo largo, è il partito che cannibalizza tutti gli altri, a partire da M5s (finito dal 10 delle Europee al 4%). Pd e la lista del candidato presidente democrat Orlando hanno più dell’80% dei voti presi dall’intero campo largo in Liguria. La progressiva scomparsa del centro del centrosinistra, segnalata a più riprese da Umbria7, come sensazione e in sede di analisi, adesso è verificata nei numeri: Calenda e Azione e alleati hanno racimolato un 1.75%, quel che resta del centro del centrosinistra in Liguria. È ragionevole che i voti di Renzi siano finiti nel calderone del Pd, ma non si ripigliano più.
3.Nel campo largo resiste invece una presenza della sinistra dura e pura, grazie alla forte componente ideologica. Avs non fa un gran risultato, ma esiste ancora. Non è un caso che in Umbria, dopo l’esperienza vincente di Ferdinandi a Perugia, il programma della candidata presidente alla Regione, Proietti, si è allineato a sinistra su termovalorizzatore e niet alle grandi opere. Questo modello in Umbria è già stato sperimentato in un passato non particolarmente luminoso: il blocco Pds più Rifondazione comunista.
4.La corsa a fare i valletti del Pd da parte di formazioni piccole e medie, civiche o meno, non può che portare – è evidente – a più voti per la casa madre (il Pd). Viene quindi da chiedersi perchè tanta passione da parte dei leader di queste formazioni per presentarsi con doni alla corte del partito sempre più egemone della coalizione. La risposta? Ahinoi, facile: magari i piccoli leader si immaginano un futuro personale, una poltrona, una poltroncina o anche solo uno strapuntino. Gli elettori delle loro formazioni li seguiranno?
5.L’analisi sull’utilità del campo largo diventa impietosa se ad allargarsi è anche il quadro: in Liguria, dove c’era tutto per vincere, ha perso. Come ha perso in Abruzzo, in Molise, in Basilicata. E anche in Sardegna, dove ha prevalso per una manciata di voti e tante coincidenze astrali, le discrepanze nello schieramento sono apparse evidenti e appaiono ancor di più adesso che in Sardegna il campo largo deve governare.
6.Che succede in Umbria dopo la Liguria? Tesei vola sulle ali del vento che arriva da Genova, può ancor di più insistere sul fare e sulle opere. La Proietti deve sperare invece che il “far finta di niente” dei partiti umbri, rispetto a quel che succede nel resto d’Italia, riesca a funzionare fino alle elezioni, contando che il campo largo non collassi proprio ora. Anche se è difficile immaginare che nel Movimento cinquestelle, con la faida tra Conte e Grillo in corso, si firmi una tregua di un mese, pur di avere un assessorato all’ambiente in una giunta regionale, in caso di vittoria.

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