Aurora Provantini
TERNI – Il 20 novembre 2016 Terni viene svegliata dal rumore delle pale di un elicottero che volteggia su Palazzo Spada. Tra corso del Popolo, la nuova sede del Comune, e piazza Ridolfi, la vecchia, ci sono circa duecento poliziotti, finanzieri e carabinieri schierati. Un’operazione spettacolare, ripresa da decine di operatori della comunicazione e fotografi. Una maxi inchiesta che ha visto indagati per turbativa d’asta tutti i componenti della giunta guidata da Leopoldo Di Girolamo, più i rappresentanti delle maggiori cooperative del territorio. Un’indagine imperniata sul solidissimo asse Squadra mobile – Procura – Giudice delle indagini preliminari, che contempla anche la gogna dell’arresto per il sindaco, per gli assessori lavori pubblici Stefano Bucari e al bilancio Vittorio Piacenti D’Ubaldi. Di quella pagina devastante per l’amministrazione comunale di Terni non resta più nulla. Nel 2020 Leopoldo Di Girolamo e la quasi totalità dei suoi assessori vengono assolti in primo grado. Successivamente verrà assolto anche Vittorio Piacenti D’Ubaldi. Ora, arriva la riabilitazione piena da parte del secondo grado della Corte dei Conti, che in primo grado aveva condannato al pagamento di un somma risarcitoria sia l’ex sindaco Di Girolamo che l’ex assessore al bilancio D’Ubaldi. Una condanna aggravata da ben dieci anni di interdizione dai pubblici uffici. Una pena accessoria particolarmente penalizzante soprattutto per D’Ubaldi che di professione fa il commercialista. Ma poi viene tutto azzerato. La giunta Di Girolamo, peraltro composta da autentici gentiluomini come lo scomparso Giorgio Armillei, è del tutto innocente sia dal punto di vista penale che amministrativo.
Gli eventuali errori politici sono stati valutati dall’elettorato e quelli amministrativi dai giudici, che hanno assolto tutti. Ma il prezzo pagato dagli imputati dal punto di vista umano è stato altissimo. Una vicenda giudiziaria durata otto anni, quanti quelli della narrazione che voleva quegli uomini e quelle donne prima dediti a manipolare gli appalti pubblici e poi incapaci di amministrare, in quanto responsabili del dissesto finanziario del Comune di Terni. Ora non ci sono responsabili né su un fronte né su l’altro. Restano le pagine di una inchiesta schiacciasassi e i mille guai di un Comune che ha dovuto fare i conti con la magistratura e con un dissesto che ha richiesto anni di sacrifici da pare di tutti i cittadini.


